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Violenza e Islam

Conversazioni con Houria Abdelouahed

Adonis

Guanda - 2015




Un grande intellettuale arabo spiega le cause profonde del terrorismo islamico.

"Conosciamo tutti la follia di certi leader arabi, responsabili dei massacri dei loro popoli, e conosciamo il loro odio nei confronti delle libertà pubbliche. Ma oggi lo Stato islamico, invocando la legge della sharῑ‘a, ostenta una barbarie che supera ogni immaginazione. Il suo compito sarebbe quello di ripulire la terra dell’islam da tutto ciò che minaccia la sua purezza. E in nome di questa purezza si commettono i crimini peggiori: uccisioni, stupri, massacri, saccheggi, vendita di donne, distruzione di siti archeologici e storici… La condanna dell’alterità va di pari passo con la desolazione e la rovina. «È la rovina» scrive Adonis «che caratterizza lo stato attuale del mondo arabo, un mondo in cui si politicizza la religione e si sacralizza la politica.» Oggi è della massima urgenza riflettere sul senso di questa rovina. A partire da qui il nuovo, scottante libro di Adonis affronta il tema della violenza come aspetto costitutivo dell’islam e, passando al tempo presente, mette a fuoco i temi più drammaticamente attuali: il fallimento della Primavera araba, gli attentati terroristici, la nascita dell’Isis".

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Come sono solito fare, qui sopra ho riportato la quarta di copertina del libro per dare modo di farsene un'idea anche a chi non lo avesse ancora letto.

Nell'avvertenza contenuta nel libro è scritto che, dopo la morte del profeta Maometto: "la religione è stata usata nelle lotte per la conquista del potere. Il popolo, che era stato unito intorno al profeta, ha vissuto divisioni, discordie e conflitti. L'islam, a quel punto, è diventato una guerra ideologica".

La tesi dell'autore è dunque chiarissima. Si tratta della stessa tesi secondo la quale, in un altro campo, le tragedie prodotte dal marxismo che si è realizzato concretamente nella storia non sarebbero un derivato necessario e inevitabile della teoria di Marx, ma una degenerazione occasionale dovuta alla inadeguatezza dei marxisti venuti dopo Marx.

Anche Adonis fa la stessa, identica distinzione tra il fondatore Maometto e i suoi seguaci venuti in seguito. Solo a questi ultimi, secondo lui, sarebbero da attribuire la violenza, le divisioni, le discordie e i conflitti che affliggono il mondo islamico.

Non metto assolutamente in dubbio la buona fede di Adonis e mi rendo anche conto di quanto sia preziosa in questo momento la sua denuncia che, provenendo da un intellettuale arabo, difficilmente potrà essere accusata di islamofobia. Quando però Adonis sostiene che la religione islamica è stata strumentalizzata dai politici per un mero desiderio di potere, non si rende conto che si potrebbe altrettanto legittimamente sostenere la tesi opposta cioè che la religione islamica (come tante altre religioni) si è servita del potere politico per conquistare "con le armi" la supremazia sulle religioni concorrenti. E questo già nel periodo in cui Maometto era vivo.

Il quadretto idilliaco che Adonis dipinge e secondo il quale il popolo, al tempo del Profeta, sarebbe stato "unito attorno a lui" è tragicamente smentito da una lettura anche superficiale della storia.

Per concludere, il libro e la sua lettura sono preziosi perché rappresentano un primo passo importantissimo. Adesso i lettori amanti della verità storica restano in attesa dell'unico passo che potrebbe far considerare felicemente concluso il viaggio iniziato dall'autore cioè il riconoscimento che nel Corano non ci sono soltanto misericordia, clemenza e amore.

Questo riconoscimento, del resto, diventerebbe addirittura superfluo se da parte del mondo islamico ci fosse la rinuncia a considerare il Corano come base imprescindibile delle Costituzioni degli Stati e dei Codici civili. Rinuncia che nei paesi cristiani è già stata fatta da molto tempo. Di una cosa sono certo, però, a me sarà negata la gioia di vedere l'alba di quel giorno. Purtroppo.


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