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Europa e Islam. Storia di un malinteso

Franco Cardini

Editori Laterza - 1999



Dalla seconda di copertina:

Dal Maometto "cristiano eretico" all'Islam  "religione diabolica", dal "feroce Saladino" al Turco "nemico della croce", i rapporti e gli scambi  fra Europa e Islam sono quasi sempre stati pensati alla luce di un preconcetto ostile. Abbattere i pregiudizi e riportare il mito  alla storia è l'obiettivo di queste pagine che ritessono i fili di una memoria dimenticata, quella di una relazione tra mondo cristiano e islamico intensa, feconda, amichevole.

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Apparato erudito di tutto rispetto, davvero eccellente. Nel 2001 avevo letto la metà circa del libro e ne avevo interrotto la lettura perché in me, non storico di professione, tutti quei nomi, tutte quelle date, tutti quei complotti e tutte quelle battaglie che non finiscono mai di susseguirsi, prima o poi finiscono regolarmente per produrre un effetto di saturazione che mi porta a pensare: "Basta, smetto di leggere". Anche perché, a ben vedere, tutti gli avvenimenti storici, se ridotti all'essenziale, non sono altro che variazioni senza fine dello stesso tema cioè la lotta degli uomini per procurarsi il potere politico, militare, religioso, economico-finanziario e sessuale, ma possiamo aggiungere anche quello artistico sia pure in una forma più attenuata.

A indurmi a interrompere la lettura c'era stato anche un altro fattore cioè la lunghezza dei periodi che a volte nel libro arrivano anche a 22 righe, vedi a pagina 6 per esempio. Questa però potrebbe essere più una mia limitazione che un difetto del libro. Ho bisogno infatti di concetti chiari, netti e una sintassi sofferta produce invece l'effetto opposto.

L'insolita tesi di fondo del libro in un primo momento ha stuzzicato la mia curiosità che però ha presto lasciato il posto alla sensazione che l'autore, nello scrivere il libro, fosse animato dal desiderio di fare il cosiddetto "bastian contrario". Forse ho provato questa sensazione perché anch'io sono vittima del "malinteso" denunciato da Cardini? Può darsi, non lo escludo del tutto, anche perché ripeto che non sono uno storico. Però mi sembra che non possa bastare elencare i contatti proficui che ci sono stati nel corso dei secoli tra mondo occidentale e Islam per dimostrare che l'ostilità del primo verso il secondo è solo il prodotto di un malinteso e di un pregiudizio. Non mi risulta, del resto, che qualcuno abbia mai sostenuto che i rapporti tra Islam e Occidente siano stati caratterizzati esclusivamente da inimicizia e guerre.

Ho ripreso e ultimato la lettura di questo libro perché il suo argomento oggi è diventato a dir poco scottante e la sua tesi di fondo sembra apparire ancor più singolare di quanto non fosse nel momento della pubblicazione.

Comunque sia, anche a lettura ultimata mi sembra strano che Cardini, volendo parlare di un rapporto a due, si limiti a presentare soltanto uno dei due punti di vista possibili. Lo dichiara infatti esplicitamente nella premessa del libro quando rinvia a un altro autore chi volesse conoscere anche il punto di vista dell'Islam (B. Lewis, I musulmani alla scoperta dell'Europa, trad. italiana, Roma-Bari, 1991). Nessuno può imporre a Cardini gli argomenti da trattare in un libro, questo è ovvio, ma risulta altrettanto ovvio che, volendo parlare di un rapporto a due, non ci si può limitare a presentare soltanto il punto di vista di una delle due parti. Non è corretto farlo perché in un rapporto a due ci si influenza reciprocamente e le azioni di una parte possono essere la reazione alle azioni dell'altra parte. E viceversa.  Forse Cardini ha fatto questa scelta perché in caso contrario gli sarebbe stato molto difficile negare che nel libro sacro dell'Islam c'è un continuo incitamento a combattere e sottomettere i "miscredenti" e la "gente del libro". Che, tra l'altro, lì spesso non vengono distinti in quanto l'essere gente del libro non esclude che si sia anche miscredenti (vedere per esempio la sura II,105). Forse Cardini ha fatto questa scelta anche perché altrimenti avrebbe dovuto spiegarci il doppio significato della parola jihad che non significa soltanto guerra "interiore" (vedi dizionario Treccani). Forse Cardini ha fatto questa scelta, ripeto, perché altrimenti avrebbe dovuto spiegarci come potrebbe essere possibile avere un rapporto amichevole con chi ti considera una fonte di contaminazione. Pochi sanno infatti che, se un "miscredente" o un appartenente alla "gente del libro" tocca una copia del libro sacro dell'Islam, quel libro deve essere distrutto, bruciato perché contaminato (a questo proposito, vedi PS qui in fondo).

E non serve a niente ribattere, come invece si fa di solito, che anche nel libro sacro dei cristiani ci sono tanta violenza e tanti incitamenti alla guerra. Non serve a niente perché è vero, c'è tanta violenza, ma la differenza sostanziale consiste nel fatto che in Occidente quel libro sacro non costituisce più da un pezzo la base della legge dello Stato, come invece avviene nei paesi islamici i quali, proprio per questo motivo, si sono rifiutati di sottoscrivere la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e ne hanno invece sottoscritto due appositamente stilate per farle risultare in linea con i dettami del Corano. Nel 1981 hanno infatti sottoscritto presso l’Unesco una “Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo” e poi nel 1990 la “Dichiarazione del Cairo dei diritti dell’uomo nell’Islam”. Stando così le cose, come si fa a sostenere che l'Occidente ha un pregiudizio-malinteso nei confronti dell'Islam? Non si tratta di un pregiudizio, ma di fatti che stanno davanti agli occhi di chiunque non voglia chiuderli per non vedere.

Non potendo negare le aggressioni dell'Islam all'Europa (e come avrebbe potuto?), con un ragionamento incredibilmente contorto Cardini le trasforma in un fattore positivo. E qui si vede l'abilità di chi vuole essere un bastian contrario a tutti i costi. Secondo lui infatti queste aggressioni avrebbero avuto il merito di contribuire a far nascere la coscienza che l'Europa ha di se stessa. A questo proposito vale la pena di leggere direttamente quanto l'autore scrive a pagina 7 (la formattazione del testo è mia):

Ora, se... ci poniamo il problema di come e quando sia nata una coscienza moderna dell'Europa e dell'identità europea, ci rendiamo conto di quanto e fino a che punto l'Islam ne sia, magari "al negativo", tra i fattori che l'hanno aiutata a definirsi. La reiterata aggressione musulmana all'Europa - tra VII, VIII e X secolo, quindi tra XIV e XVIII secolo -, obiettivamente effettiva e comunque tale dagli europei interpretata, è stata una "levatrice violenta" d'Europa. E se qualche storico ha (paradossalmente?) salutato dunque il Profeta come "padre fondatore" d'Europa, c'è da chiedersi se analogo ruolo non sia più tardi spettato anche ai sultani turchi Maometto II e a Solimano il Magnifico che, obbligando il continente a difendersi e a cercare le vie e i modi per un'azione unitaria, lo hanno indotto anche, in prospettiva, a meglio definirsi dinanzi a se stesso e all' "Altro".

Come specificato all'inizio, il libro è stato pubblicato nel 1999. Oggi siamo nel 2016. Io mi chiedo se Cardini scriverebbe di nuovo frasi come queste: ".... diffuso pregiudizio occidentale odierno che vorrebbe l'Islam una cultura fanatica e integralista" (pag. 156); "L'islamismo è da tempo in crisi". Per chi non ha letto il libro o non conosce le tesi di Cardini, preciso che lui distingue l'Islam dall'Islamismo e identifica il secondo con il fanatismo e il terrorismo. A pensarci bene, si tratta dello stesso escamotage usato dai marxisti quando pretendono di distinguere il marxismo dagli stalinisti.

Per inciso, Cardini ha scritto la seconda frase che ho riportato più sopra recensendo il libro di Kepel Gilles "Jihad. Ascesa e declino. Storia del fondamentalismo islamico", Carocci, 2001.

Distinguere l'Islam dall'Islamismo come fa Cardini è solo un espediente nominalistico perché, oltre quanto ho detto più sopra, i cosiddetti islamisti si considerano invece i veri, autentici seguaci del profeta e accusano gli altri musulmani di essere traditori, codardi, tiepidi e pavidi. Perciò non basta distinguere gli islamici dagli islamisti come fa Cardini. Dopo averlo fatto bisogna anche dimostrare che i secondi non hanno solidissimi riferimenti e fondamenti nel testo sacro dell'Islam. E questa risulterebbe impresa ardua perfino per uno storico documentatissimo come Cardini.

Che gli islamisti di oggi siano fanatici non c'è dubbio, ma sostenere che sono soltanto quattro pazzi esaltati ed isolati è fuorviante e smentito dalla storia. Infatti il fanatismo e l'attitudine guerriera dell'Islam sono presenti fin dall'inizio cioè quando il profeta era ancora vivo. Dopo la sua morte, poi, il fanatismo e l'attitudine guerriera hanno continuato a manifestarsi sia nella lotta per contendersi la successione sia nelle guerre fatte per diffondere la religione del profeta. Tutto questo fino ai giorni nostri. Le bombe e i kamikaze che esplodono perfino dentro le moschee lo dimostrano. Non si tratta quindi di un fenomeno semplicemente psichiatrico. Non si tratta solo di persone emarginate, povere, frustrate e ignoranti. Cardini non dice questo, intendiamoci, ma induce facilmente a pensarlo quando distingue l'Islam dall'Islamismo.

A questo punto, di solito, compare sempre qualcuno che obietta: "Perché, i cristiani si sono comportati meglio nella storia?". Assolutamente no, anche loro ne hanno combinate di tutti i colori. Non è questo che intendevo dire.

Ma torniamo al libro in questione il cui sottotitolo è Storia di un malinteso. Ora guardiamo come il dizionario Treccani definisce la parola malinteso: "
Equivoco derivante dall’aver mal compreso o male interpretato parole o atti altrui, che è spesso causa di risentimenti o litigi". Se questa è la definizione, Cardini come può sostenere che si tratta di un "malinteso" dal momento che tutto il suo libro non è altro che un elenco pressoché ininterrotto di guerre e battaglie sia terrestri che navali tra l'Occidente e i paesi islamici? Com'è possibile che questo presunto malinteso si sia protratto per così tanto tempo?

Quando si fa un bilancio, del resto, quello che conta è il saldo finale, non le singole voci del bilancio. E il saldo finale tra mondo cristiano e islamico non è caratterizzato da relazioni "amichevoli" come vorrebbe Cardini. Intense e feconde magari sì, amichevoli proprio no. Il discorso di Cardini sarebbe stato più condivisibile se si fosse limitato a dire: "Tra mondo cristiano e Islam ci sono stati, oltreché guerre e scontri, anche scambi fecondi sia sul piano culturale che commerciale".


PS - Il 16 settembre 2015, la trasmissione “RAI Storia” ha riportato l'intervista a Fabio Franceschi proprietario della tipografia "Grafica Veneta", una delle più grandi a livello mondiale: 400 dipendenti, 130 milioni di libri stampati ogni anno e in tutte le lingue principali.

Tra le altre cose interessanti, il tipografo ha detto che ha stampato perfino il Corano per l'Arabia Saudita, ma per poterlo fare ha dovuto assumere 70 dipendenti musulmani perché il Corano non può essere toccato, contaminato dai "miscredenti". Se il Corano viene toccato da un miscredente deve essere bruciato.



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