TR00243A.gif (2486 byte)

La Tradizione

 

Un  articolo di Umberto Galimberti - pubblicato su La Repubblica del 31/5/2002 in occasione della morte di Elémire Zolla - mi offre lo spunto per parlare della Tradizione. Quella con la T maiuscola, quella che possiede e trasmette un tipo di conoscenza particolare, totalmente diversa dal pensiero logico-discorsivo che usiamo abitualmente. Quindi non la tradizione intesa come un tramandare da una generazione all'altra  valori, usi, costumi, ammaestramenti e informazioni. L'occasione per scrivere è stata questa, ma si tratta di riflessioni che vengo facendo dentro di me ormai da molti anni.

Per non essere vittima del solito, sbrigativo automatismo classificatorio: "È dei nostri", "Non è dei nostri", premetto subito che non ho alcuna preclusione mentale nei confronti di questo tipo di conoscenza "a-razionale", "a-logica", "intuitiva", "unitiva", "non sequenziale".... e potrei continuare con i tanti altri aggettivi usati per indicarla. Anzi, mi piace pensare che esiste anche un altro modo di conoscere, oltre quello razionale. Questo, infatti, non mi appaga completamente. Perciò nessuna prevenzione da parte mia. Quello che suscita in me non poche perplessità, però, è il fatto che i convinti assertori di questo particolarissimo tipo di conoscenza ne parlano servendosi del linguaggio verbale, cioè di uno strumento basato sulla grammatica, sulla logica e sulle coppie degli opposti. Loro dicono che non si può fare diversamente, che il linguaggio verbale fornisce soltanto un'approssimazione. Probabilmente hanno ragione, ma resta comunque il fatto che, per definire inadeguata e limitata la razionalità, si servono proprio della razionalità! A questo proposito l'esempio più eclatante è rappresentato dai libri di R. Guénon che, a parte l'erudizione mostruosa, a me sono sempre sembrati la quintessenza di quella mente RAZIONALE da lui tanto disprezzata e bacchettata ad ogni piè sospinto.

Se la realtà è composta da due piani, quello razionale e quello sovra-razionale, allora si pongono subito i seguenti problemi: 1). Questi due piani sono comunicanti? 2). In caso affermativo, secondo quali regole avviene la comunicazione? 3). È lecito  vivere e agire sul piano in cui il criterio di verità è rappresentato dalla RAGIONE-LOGICA e contemporaneamente richiamarsi ad un criterio che SUPERA la ragione e la logica? In parole più semplici, si può giocare a briscola e pretendere di vincere richiamandosi alle regole del tresette?

Seconda perplessità: come si fa a stabilire chi ha ragione quando due INTUITIVI  - nel senso specifico indicato dalla Tradizione e non nel senso corrente del termine -  propongono idee discordanti a proposito dello stesso argomento? Si dice che il mezzo che si avvicina di più al mondo delle idee SOVRARAZIONALI è rappresentato dai SIMBOLI. Non ho difficoltà ad accettare questa affermazione, ma con quale "metodo" stabiliamo chi ha ragione e chi ha torto quando ci vengono proposte interpretazioni discordanti dello stesso simbolo o dello stesso fatto storico?

Guénon e Evola erano senza dubbio tra i più convinti assertori dell'esistenza di un mondo "altro" al quale si può accedere soltanto con una conoscenza di tipo SOVRARAZIONALE. Ma poi, nel concreto, i due pensatori avevano punti di vista diametralmente opposti su una grande quantità di temi, e non dei più marginali. Eccone alcuni:

 

-  Rapporto tra Regalità e Sacerdotalità -  Giudizio sui Giapponesi
-  Concezione della regolarità iniziatica -  Giudizio sulla politica
-  Giudizio su "Il mondo magico de gli Heroi" di C. della Riviera -  Giudizio su Codreanu e la Guardia di ferro

-  Giudizio su Dante

-  Giudizio sul Tantrismo

-  Giudizio sull'Alchimia

-  Giudizio sul Cattolicesimo
-  Giudizio sull'Occidente -  Giudizio sul fascismo e sul nazismo

-   Fondazione di un Ordine per reintegrazione tradizionale dell'Europa

-  Concezione della Tradizione primordiale unica
-  Giudizio sulla massoneria -  Modo di concepire l'élite
-  Giudizio sull'Ebraismo -  Giudizio sul razzismo
-  Giudizio sugli antichi Romani -  Scelta delle alleanze nella prima e nella seconda guerra mondiale
-  Giudizio sui Germani

 

Come si vede, ce n'è abbastanza per rendersi conto che una cosa è trovarsi d'accordo sulle affermazioni di principio generiche e un'altra cosa è passare all'applicazione concreta di quei principii. Voglio dire che nel mondo della Tradizione non c'è un equivalente di quel "metodo sperimentale" di cui si serve la scienza moderna per stabilire se un'affermazione è vera o falsa. E non ci sono nemmeno i criteri messi a punto dalla filosofia per stabilire se una proposizione è vera o falsa. Questo problema è strettamente collegato all'altro rappresentato dalla domanda: "Come si trasferisce il sapere esoterico in quello essoterico?".

Si tratta di un problema che si pone nel momento in cui chi ha avuto un'esperienza esoterica vuole comunicarla agli altri. A maggior ragione il problema sorge quando ci si propone di usare il sapere esoterico per organizzare-strutturare la società. Si dice che i tramiti grazie ai quali si compie quel trasferimento sono la RIVELAZIONE, l'INTUIZIONE, il MITO e il SIMBOLO.

Bene, ma allora resta da spiegare perché le rivelazioni sono tante e, soprattutto, tra loro in perenne lotta per l'egemonia. Resta da spiegare perché le intuizioni di Guénon sono così diverse da quelle di Evola. Resta da spiegare perché dei miti esistono spesso parecchie versioni tra le quali, poi, si finisce sempre per privilegiare solo quella che conferma le nostre tesi, ignorando quelle che le smentiscono. Resta da spiegare perché lo svastica, da simbolo tradizionale, è potuto diventare simbolo del nazismo. Si dirà: "Per l'incapacità di comprendere veramente i simboli". Ma il guaio è che non esiste un sistema oggettivo per stabilire chi li comprende "veramente". Si potrebbe dire, banalizzando il discorso, che tutti dichiarano con forza "Il mio detersivo lava più bianco" ma nessuno fornisce la prova finestra !!!

Il problema irrisolto del mondo della Tradizione è che in esso la VERITÀ, la CONOSCENZA, l'AUTORITÀ  e la LEGITTIMAZIONE del potere provengono dall'ALTO, ma questo ALTO è accessibile soltanto per pochissime persone: santi, iniziati, profeti. La conseguenza è che a tutti gli altri manca la possibilità della VERIFICA. Di più, la richiesta di verificare è considerata irrispettosa, addirittura blasfema.

Da questo apparente vicolo cieco, secondo me si può uscire soltanto facendo ricorso ad una delle leggi fondamentali del mondo della Tradizione, quella che dice: "Ciò che è in basso è analogo a ciò che è in alto". Se questo è vero, allora abbiamo trovato il modo per verificare in BASSO quanto viene detto provenire dall'ALTO. Se questo è vero, allora i Tradizionalisti dovrebbero smettere di lanciare anatemi contro la materia e contro la scienza quantitativa. La mia proposta farebbe inorridire Guénon, lo so, ma non c'è altra via d'uscita. Altrimenti si continueranno a recitare le solite, monotone giaculatorie contro il mondo moderno. Questo antimodernismo di scuola, oltretutto, non convince perché è come se dessimo la colpa all'acqua quando una diga crolla. I Tradizionalisti dovrebbero piuttosto indagare perché la diga è crollata e, semmai, studiare i sistemi più adatti per non farla crollare. Ma non lo fanno. Per spiegare gli accadimenti storici preferiscono ricorrere alla comoda legge dei CICLI e alla sua ineluttabilità. Salvo poi contraddirsi quando propongono vari sistemi per modificarne gli effetti.

Per uscire dal generico, faccio il mio solito esempio concreto: nel mondo della Tradizione si è sempre creduto che la donna svolga nella procreazione soltanto una funzione di NUTRIMENTO, come la terra che si limita a nutrire il seme che il contadino-uomo vi mette dentro. Da questa convinzione sono derivate molte e gravi conseguenze, come la svalutazione-sottomissione della donna e la parallela ipervalutazione dell'uomo. Oggi sappiamo che quella convinzione è sbagliata, e lo sappiamo proprio grazie alla tanto disprezzata scienza "quantitativa". Ma quanti Tradizionalisti ne hanno tratto la necessaria conclusione che nel mondo della Tradizione c'è qualcosa da correggere? Una volta feci questo ragionamento ad un uomo che era considerato un iniziato. Ecco come mi rispose: "Ma siamo proprio sicuri che la procreazione avvenga secondo i modi descritti dalla scienza profana?". Facile, non è vero?  :-)

Galimberti pensa che il sapere esoterico posseduto dalla Tradizione UNIFICHI gli uomini perché li porta a comprendere la lingua UNICA con la quale si esprime la realtà invisibile che si cela dietro quella visibile. Sarebbe bellissimo se fosse vero ma, se mi guardo attorno oggi e ancor più se guardo alla storia, sono costretto a concludere che non è vero oppure che nessuno ha mai posseduto veramente quel sapere esoterico. Gli uomini, infatti, non si combattono soltanto quando vivono unicamente nel mondo delle apparenze, lo fanno anche quando vanno "oltre". Anzi, in quel caso lo fanno con accanimento e spietatezza ancora maggiori poiché la motivazione è più forte.

Concordo invece pienamente con lui quando scrive: "Scendere nell'esoterico.... il passaggio è rischioso e può dar origine a tutto quel mondo bugiardo che, maneggiando con disinvoltura l'inaccessibile, può dar luogo a tutti gli imbrogli che, dalla P2 alla stregoneria dei maghi, mette in scena, dietro le quinte di un sipario ben chiuso, tutti i cascami della storia... Non invito nessuno a percorrere i sentieri di Zolla, di Corbin, di Guénon, di Coomaraswamy. Sono troppo rischiosi per i più. E la ricerca "segreta" finirebbe per arrestarsi alla segretezza del potere politico o sacerdotale. Ma il messaggio sì, accogliamolo."

L'accenno che Galimberti fa a Sigmund Freud mi richiama alla mente un fatto. I Tradizionalisti, Guénon ed Evola in testa, hanno sempre accusato gli psicoanalisti di essere apprendisti stregoni che evocano forze "infere" che poi non sanno controllare. Secondo loro, gli psicoanalisti APRONO le PORTE a queste forze. Nel suo "Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo" Evola scrive: ".... la psicanalisi.... una volta dischiusa la porta degli "inferi".... non offre alcun mezzo di difesa, alcun metodo di efficace controllo".

A questo giudizio così drastico oppongo due elementari obiezioni. Innanzitutto, in tanti anni di professione non ho mai incontrato un paziente, per così dire, "posseduto" dalle forze infere da me evocate! Al contrario, ne ho visti molti entrare in possesso dei mezzi necessari per gestire quelle forze e per non esserne più vittime inconsapevoli. In secondo luogo, quelle forze non aspettano che sia l'analista ad aprire loro le porte, sono già in azione da molto tempo quando il paziente decide di iniziare una psicoterapia, è proprio la loro azione che lo induce ad andare in analisi. Allora possiamo dedurne che, almeno in questo caso, il giudizio dei Tradizionalisti è errato in quanto sono errate sia la premessa (la psicanalisi apre le porte) che la conclusione (i pazienti diventano dei "posseduti").

Qualche anno fa ho avuto una conferma diretta della prevenzione che i Tradizionalisti nutrono nei confronti degli psicoanalisti. Avevo fatto domanda di iscrizione ad una mailing list organizzata da un gruppo di Tradizionalisti e avevo allegato, perché richiesto, un mio breve profilo personale. Ebbene, dopo tre mesi di attesa la domanda è stata respinta. Forse si è trattato di un puro caso però il dubbio resta legittimo, specialmente se si tiene presente il giudizio negativo emesso dai loro maestri nei confronti  della psicanalisi. Conoscendo un po' la psiche umana, non mi meraviglierei se qualcuno di loro ci considerasse degli "untori" dediti a propagare il contagio...  :-)

Oltre a fare riferimento alla Tradizione, Galimberti scrive anche: "I simboli non "significano" perché non sono "significati" ma "forze". I simboli "agiscono". Scrive così e picchia sodo sugli psicoanalisti. Poiché non credo che Galimberti  abbia usato il termine "significato" nel senso specifico e tecnico che gli attribuisce la linguistica, mi permetto di dire che è verissimo, i simboli agiscono. E allora? Anche i fulmini agiscono, ma questo non ha impedito all'uomo di indagare cosa si cela dietro i loro effetti visibili. L'uomo ha potuto inventare il parafulmine solo quando ha capito la natura intima dei fulmini. Finché ha pensato che fossero scagliati da un Giove irato, non ha avuto scampo. Detto questo, inoltre, ne sappiamo davvero abbastanza per poter escludere che quelle forze "agenti" siano dotate di consapevolezza? E quindi che la loro azione abbia anche un "significato-intenzione"? Io non me la sento di escluderlo categoricamente. Come, del resto, di affermarlo con sicurezza. Nel dubbio astienti, dicevano gli antichi Romani.

Per concludere voglio riportare un episodio apparentemente banale, ma in realtà molto significativo. L'episodio è riportato nel numero di marzo 1972 della rivista "la Destra". In sintesi si tratta di questo: Evola riferisce che aveva chiesto a Guénon una sua fotografia, ma lui rifiutò di mandargliela perché temeva che qualcuno potesse servirsene per fargli una fattura-malefizio-envoutement. Per essere precisi, scrisse: "Poiché non si sa mai troppo dove una fotografia possa andare a smarrirsi, ho concluso che era molto più prudente non farne fare".

Ma come, il Maestro indiscusso della Tradizione in Occidente non possedeva i mezzi per difendersi da una possibile "fattura"? Poiché Evola gli aveva fatto notare la stessa cosa  - naturalmente con espressioni più diplomatiche di quelle che ho usato io -  Guénon rispose dicendo che bisogna distinguere tra piano PSICHICO e piano CORPOREO. Secondo lui, chiunque può essere raggiunto sul secondo, a prescindere dall'alta statura spirituale posseduta. Ancora una volta, dunque, SPIRITO e MATERIA separati da uno iato incolmabile! La risposta di Guénon a me sembra molto singolare, poco convincente, addirittura speciosa. Da un lato lui proclama il disvalore e l'inferiorità della materia rispetto allo spirito, dall'altro afferma che quest'ultimo è impotente nei confronti della materia. Viene subito da pensare: "Che razza di superiorità è mai questa?".

È bene che la testa arrivi fino al cielo ma, una volta arrivata lassù, non dovrebbe disprezzare la terra sulla quale poggiano i piedi. Non dovrebbe, ma capita pesso.

Torna all'indice

Blueline.gif (1408 byte)

 

Home Page