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I primi della classe (2)

( Brani presi dal libro "I primi della classe" di Ruggero Guarini e Giuseppe Saltini, 1978, Sugarco )

( Da leggere dopo l'articolo "Giorgio Bocca" )

La formattazione del testo è quella originale, io ho aggiunto solo il colore rosso

Le date degli articoli non vanno oltre il 1964, ma solo perché il lavoro di Guarini e Saltini si è fermato a quell'anno

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Risulta confutata l'affermazione weberiana che "il fondamento oggettivo della potenza burocratica è la sua indispensabilità tecnica", tanto poco vera per una società socializzata che l'Urss, proprio per ottenere efficienza tecnica, ha proceduto allo smantellamento della burocrazia.

(Umberto Cerroni, "Rinascita", 3 novembre 1962)


(...) A lettura finita, Il mestiere del burattinaio ci dà molto di più che non la vivida immagine di un artista e dei suoi modi di lavoro: ci dà un uomo nella sua interezza: da valere come indirizzo di vita (...). Felice condizione umana, questa, totalmente nuova e solo possibile là dove le più tragiche lacerazione della società sono state irrevocabilmente superate.

(Umberto Barbaro, "Il contemporaneo", n.2, 12 gennaio 1957)


Proprio la certezza (provata dai fatti) della superiorità del sistema socialista sul sistema capitalista; proprio la certezza (provata dai fatti) del ruolo d'avanguardia che la nuova cultura socialista (ispirata dal marxismo-leninismo) svolge oggi nella cultura mondiale; proprio il carattere non "settario" del marxismo-leninismo; proprio le condizioni di libertà effettiva in cui la nuova cultura socialista si sviluppa, non imbrigliata e frenata dal fatto di essere costretta al servizio di ristrette caste dominanti e di dover subordinare gli interessi della cultura agli interessi dei potenti, ma libera di ispirarsi unicamente agli interessi universali e progressivi dell'uomo (che è l'unica via perché la scienza sia guidata alla ricerca e al trionfo della libertà) fanno sì che la cultura del mondo socialista sia aperta al dibattito, non abbia paura del confronto e dello scontro delle idee, sia pronta anzi ad accettare e far propri i risultati giusti, ottenuti da chicchessia, attraverso ricerche concrete, in ogni campo.

(Mario Alicata, "Rinascita", settembre 1955)


Se un film è il documento di una società, balza subito gli occhi di che società qui si tratti: una società nuova, non solo, ma sana, entusiasta, una società che ha bandito l'odio e la concorrenza, e ha sostituito a ciò il rispetto reciproco della sana emulazione. È una società che è riuscita a creare una poetica del lavoro, a cantare il lavoro, non più considerandolo come la biblica condanna, ma come la bellezza stessa e la sostanza della vita comune. In tutto il film, nei suoi momenti più belli, la descrizione del lavoro si risolve in coro, in canto entusiasta, in sinfonia robusta.

(Tommaso Chiaretti, "l'Unità", 8 luglio 1953)


La crisi del teatro non esiste in Cecoslovacchia, come non esiste crisi per nessun altro prodotto culturale, per il cinematografo, per i libri, per i concerti, ecc. Quello che si può vedere a Praga in fatto di teatro moderno è difficilmente paragonabile al repertorio di qualsiasi capitale europea.

(Luciano Lucignani, "l'Unità", 8 agosto 1951


Ecco il film dell'ottimismo più profondo, ecco il film delle nuove generazioni sovietiche, quelle che partecipano con gioia e con energia, senza paura, alla costruzione del comunismo. I minatori del Donbass è un nuovo canto del grande poema del lavoro che ci viene presentato dai migliori registi sovietici.

(Tommaso Chiaretti, "l'Unità", 17 luglio 1951)


Quando alla Fiera di Milano milioni di persone si soffermavano nel padiglione dell'URSS innanzi alla mirabile produzione del paese del socialismo, essi avvertivano, in parte con piena coscienza, in parte in modo confuso, che il fascino delle macchine sovietiche non era tanto frutto della loro perfezione tecnica, quanto invece conseguenza del fatto che esse erano state costruite dal libero lavoro di una libera classe operaia. Cosa, questa, che merita sottolineare (...) innanzi al diffondersi di quella particolare forma di mistificazione culturale e propagandistica statunitense che consiste nella idolatria della tecnica, e che tanto contribuisce al mito dell'americanismo sapientemente orchestrato in chiave con la politica atlantica.

(Mario Spinella, "Rinascita", giugno 1951)


Siamo alla fine del nostro viaggio. In ventidue giorni non pretendiamo di aver visto tutto, di poter rispondere ad ogni domanda che ci sarà posta sulla vita sovietica. Ma è certo che abbiamo visto molte cose, che abbiamo molte cose da dire. Lo so: alcune delle impressioni più vive sarà difficile renderle, farle comprendere ai tanti italiani onesti ma pieni di pregiudizi e di diffidenza verso l'Unione Sovietica. Sarà difficile far comprendere, forse, come la liquidazione dei ceti privilegiati non abbia semplicemente portato una maggiore giustizia e un maggior benessere generale (...), ma abbia cambiato tutto, abbia affrancato milioni di uomini. Sarà forse difficile far comprendere il nuovo atteggiamento verso il lavoro, verso lo studio, verso se stessi e gli altri connaturato in una società dove non ci sono più padroni e servi; la nuova dignità degli uomini e delle donne, le enormi prospettive che si aprono a tutti e a ciascuno.

(Lucio Lombardo Radice, "Rinascita", maggio 1951)


Leggete Stalin o Lenin: e vi stupirete nel vedere riconosciuta e difesa la realtà nazionale, i diritti delle nazionalità in modo non dissimile da quello caratteristico per gli uomini più nobili del nostro risorgimento (i quali tutti volevano una patria fraterna alle altre patrie!).

(Lucio Lombardo Radice, "Rinascita", novembre/dicembre 1950)


Già su queste colonne Umberto Barbaro ha detto di questa "Canzone della terra siberiana" quanto occorreva dire. Il film di Ivan Piriev è uno di quei film che si commentano da sé. Basterebbe dire: andate a vederlo, e poi rispondete voi, se volete, a quelli che vi cianciano di sipario di ferro e di tetraggine della vita sovietica. Rispondete poi anche a quelli che ancora, magari dalle colonne di schifiltosissimi giornali, vi parlano di Siberia come se parlassero di una sorta di inferno dei vivi, di Cajenna. Mandateli a vedere questo film e chiedete poi dove è andata a finire quella Siberia, se qui vi è un popolo esuberante e ricco, innamorato della sua terra, del suo paesaggio, delle sue grandi opere che trasformano la natura. Una commedia musicale ricca di belle canzoni, piacevole a vedersi, scorrevole e sana. Soprattutto sana, come sanno essere sani i film sovietici.

(Senza firma, "l'Unità", 10 novembre 1950)


Il film sovietico è espressione della realtà del paese del socialismo: è perciò esaltazione della vita nei suoi valori più nobili, è fiducia di vivere e gioia di vivere.

(Umberto Barbaro, "Rinascita", gennaio 1950)


Solo il film sovietico può essere a lieto fine perché solo nel film sovietico il lieto fine non è una menzogna. Tanto è vero che assai spesso i film sovietici finiscono con un documentario. Per esempio, il Circo di Alexandrov, dove i protagonisti si trovano, tutti insieme, a marciare nella grande parata sulla Piazza Rossa: quella stupenda gioventù sana e felice, quelle ragazze piene e agili, quei volti ridenti, la salute e la gioia che vi si esprimono, non sono menzogna, sono il volto della nuova realtà sovietica, che il film fedelmente riflette.

(Umberto Barbaro, "l'Unità", gennaio 1950)


I personaggi sovietici sono "reali", e come potrebbe essere diversamente? La loro garanzia di realtà e di veridicità è costituita dal legame organico che esiste nell'URSS tra lo scrittore e il popolo. Un romanziere sovietico non può mentire sulla realtà materiale e morale dei popoli sovietici.

(Luigi Cavallo, "l'Unità", 18 agosto 1949)


Quotidianamente immersi nel mondo abitualmente chiuso, artefatto è soffocante del cinema americano, quando (raramente) c'è dato di vedere un film sovietico, è davvero come una ventata d'aria fresca. Film senza pin-up, cow-boys o gangsters, in cui non è vergogna mostrare quale eroina un'umile maestra che non si stanca di dire o insegnare ai suoi allievi delle cose buone e semplici. In cui non si ha paura d'essere ingenui ed ogni cosa viene raccontata in modo piano e chiaro, senza far ricorso ai soliti monologhi interiori, alle rievocazioni, o altri virtuosismi di sceneggiatura, o alla psicoanalisi.

(Paolo Gobetti, "l'Unità", 21 aprile 1949)


La scuola nell'Unione Sovietica (...) è civiltà che si sviluppa; a noi, che viviamo in una civiltà che agonizza, tutto ciò sembra quasi fiabesco!

(Lucio Lombardo Radice, "l'Unità", 11 febbraio 1949)


(Nota mia: recensione di un film sovietico):

La gioia di vivere trabocca da ogni inquadratura del film, nei canti e nei balli dei contadini, nel lavoro come nel riposo che i lavoratori si concedono la sera assistendo ai concerti di fisarmonica.

(Lorenzo Quaglietti, "l'Unità", 3 ottobre 1948)


È assurdo voler porre il problema dell'indipendenza nazionale nei confronti dell'URSS allo stesso modo in cui lo si pone nei confronti dei paesi imperialisti. Non può esistere timore, sospetto di oppressione nazionale del paese del socialismo a danno di altri popoli.

(Lucio Lombardo Radice, "Rinascita", agosto 1948)


Stavolta "i nostri" sono davvero nostri: sono l'esercito della liberazione, sulla cui rossa bandiera è il simbolo della pace, del lavoro e della libertà per tutti popoli della terra.

(Umberto Barbaro, l'Unità", 26 maggio 1948)


L'uomo sovietico si ritrova negli altri uomini, mentre altrove esistono solo agglomerati, gruppi, clan, singole individualità disperse, frazionamento e lotta fra di essi, nessuna comunione di interessi e di coscienze (...). Da questa situazione vengono quelle possibilità di arricchimento e di liberazione della personalità umana che non hanno mai avuto l'eguale in nessun altro tipo di società. Tutto concorre nella società socialista, così come essa si è andata sviluppando nell'URSS, all'esaltazione della personalità umana, ed ormai va scomparendo definitivamente ogni residuo di ciò che l'umiliava, la deprimeva. Invece dell'opposizione, dell'inimicizia tra uomo e uomo, della distruzione dell'opera dell'uomo per mano dell'altro, c'è l'autocritica, questo strumento di verifica, di controllo del proprio lavoro comune per la sua riuscita, per il suo miglioramento, a cui tutti sono interessati. E la stessa libertà della personalità umana, che i protagonisti della borghesia rabbiosamente negano all'uomo sovietico, ha limiti immensamente più ampi che non nel capitalismo, si deve anzi dire che solo nel socialismo essa esiste.

(Z.V., "Rinascita", ottobre 1947)


A cura del centro diffusione stampa del PCI è uscito in questi giorni l'opuscolo La Russia, paese libero, pacifico e felice, primo della serie "La vera faccia della Russia". Questo opuscolo è un'arma preziosa per tutti i compagni e per tutti i democratici sinceri che di fronte alla dilagante campagna di menzogne contro l'URSS sentono il dovere di smascherare i calunniatori e di proclamare la simpatia del popolo italiano per il paese del socialismo.

(F.F.,"l'Unità", 31 ottobre 1946)


La parata sportiva è un documentario sulla tradizionale festa folcloristica che, solennizzata in tutta la Russia, raduna ogni anno sulla Piazza Rossa di Mosca i militari delle 16 repubbliche dell'Unione. È una rassegna gioiosa di una superba gioventù sana e felice che si mostra in spettacoli di abilità, di grazia straordinaria.

(Umberto Barbaro, "l'Unità", 3 settembre 1946)


 ... orgoglio per avere tenacemente, in questi venti anni, difeso ed esaltato l'Urss e con essa il compagno Stalin...   continuo a considerare Stalin un classico del marxismo, uno dei più grandi pensatori rivoluzionari della nostra epoca.

(Lucio Lombardo Radice, "Il Contemporaneo, n. 15, 14 aprile 1956)


 Avevamo visto Stalin il primo maggio a Mosca. Stavamo su una tribuna della Piazza Rossa a circa 300 metri dal mausoleo di Lenin. Sui gradini di pietra con noi sembrava si fossero date appuntamento tutte le razze. Alle 10 in punto Stalin saliva sulla tribuna del mausoleo. Si affacciò a salutare militarmente gli invitati ai due lati delle tribune. Lo vedemmo un istante da lontano mentre gli applausi e gli evviva scoppiavano e un nugolo di bambini, che s'erano intrufolati nelle tribune, erano issati in alto perché potessero anch'essi vedere e salutare Stalin. Intravedemmo spesso Stalin alzare il braccio per salutare amichevolmente, battere con le mani il tempo insieme coi fisarmonicisti che numerosissimi accompagnavano il corteo interminabile, abbracciare una bimba che era salita su a portargli i fiori rossi. Una manifestazione che non aveva confronti, spontanea, quasi familiare.

(Paolo Spriano, "Rinascita", febbraio 1953)


L'opera di Stalin è opera liberatoria da qualunque oppressione: da quella che fa l'uomo schiavo della fame e della fatica a quella che lo fa strumento e oggetto di rovina. Ciò che è avvenuto in Russia per opera sua avverrà in tutto il mondo.

(Concetto Marchesi, "Rinascita", febbraio 1953)


Penso che noi possiamo migliorare il nostro linguaggio migliorando il nostro lavoro con la lettura dello studio delle opere di Lenin e di Stalin, di Gramsci e di Togliatti.

(Mario Belletti, "Rinascita", dicembre 1952)


Gli scritti di Stalin, quasi sempre, sono un intervento di Stalin in una elaborazione, in una discussione collettiva, una risposta a quesiti che gli vengono liberamente posti: un elemento, insomma, di un dialogo vivo, mai un monologo.

(Lucio Lombardo Radice, "l'Unità", 21 dicembre 1952)


Millenovecentoventiquattro: l'anno della morte di Lenin, l'anno di difficoltà economiche e di aspre lotte all'interno del Partito. Preoccupazione costante di Stalin in questo anno, come sempre, è lo sviluppo democratico del partito.

(Lucio Lombardo Radice, "l'Unità", 21 dicembre 1952)


Questo ritratto di Stalin giovane, con i folti capelli neri e il berretto portato indietro alla marinara, il suo passo energico e forte, e nello stesso tempo la calma, la meditazione profonda con cui riflette sulle misure strategiche e politiche da prendere, la cordialità con cui si rivolge al popolo senza intermediari, presentandogli i problemi da risolvere insieme, e il sarcasmo con cui annienta i funzionari indegni, è una delle cose più affascinanti del film.

(Ugo Casiraghi, "l'Unità", 16 luglio 1952)


Avremmo voluto che Picasso non si fosse accontentato di un esperimento, ma ci avesse dato un ritratto di Stalin da vedere negli anni futuri attaccato ad un chiodo, nelle miniere, nelle capanne, nelle officine, nei nostri studi.

(Renato Guttuso, "l'Unità", 4 aprile 1952)


Non ci soffermeremo sul preteso scandalo di Stalin che scrive sui rapporti fra il marxismo e la linguistica, perché non riusciamo a capire chi con più competenza avrebbe dovuto scriverne, chiudendo una polemica durata anni e anni, se non Stalin, che è, e nessuno vorrà negarlo, il più competente e autorevole dei marxisti.

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", febbraio 1952)


Viene così sfatata la leggenda piuttosto diffusa, e tuttora difesa come vangelo dalla pubblicistica reazionaria, secondo cui nei primi anni del potere sovietico, fino alla morte di Lenin, Stalin avrebbe avuto una parte di secondo piano rispetto a quella, ad esempio, di un Trockij. Certo Trockij conosceva assai bene l'arte borghese di mettersi in mostra, ma la verità è che, ancor prima di smascherarsi definitivamente, già nei primi anni di esistenza dello Stato sovietico, tutta la sua attività era rivolta a sabotare la rivoluzione, a tradirne le conquiste, a liquidarne al più presto i risultati. Ed è merito di Stalin aver saputo riconoscere fin dall'inizio i piani di Trockij, intervenendo energicamente per neutralizzarli e farli fallire (nota mia: nel 1936 Stalin lo fece condannare a morte in contumacia e lo fece assassinare da un sicario con una picconata in testa).

(Valentino Giarratana, "l'Unità", 11 novembre 1951)


... solo mediante questo linguaggio nuovo, che mette sempre in rilievo valori positivi e volti all'avvenire, era possibile affrontare in modo così monumentale e al tempo stesso così umano e semplice uno dei temi fondamentali del film: il rapporto tra popolo e capo della società socialista, tra Stalin e gli operai, i colcosiani, i marinai, i lavoratori intellettuali ai quali egli si rivolge... un film di questo tipo non poteva avere altra patria che l'Unione Sovietica.

(Antonello Trombadori,"Rinascita", gennaio 1951)


... il fatto è che un film di questo genere significa l'entrata nel mondo ancor giovane del cinema di forze e di lieviti che ancora non vi erano apparsi. E può paragonarsi, senza tema di esagerazione, soltanto a certe rivoluzioni letterarie dei grandi secoli, che hanno lasciato tracce profonde nella storia del pensiero. Sarebbe come la nascita del romanzo, o l'apparizione di Tolstoi. Il paragone che viene immediato e che si isola dalla ridda di impressioni che il film può produrre in noi, è proprio questo: il paragone con Tolstoi, e la sensazione che si tratti di una guerra e pace dei tempi moderni... Stalin è in tutto il film, dall'inizio, quando lo troviamo a discorrere con il fonditore Ivanov, eroe del lavoro socialista... La vita parallela di Stalin e del fonditore Ivanov, il simbolo della unione inscindibile fra il popolo sovietico e il suo grande capo, è uno degli insegnamenti più belli e veri di questo film.

(Tommaso Chiaretti, "l'Unità", 21 dicembre 1950)


Nella Caduta di Berlino i soggettisti hanno proseguito nel loro affresco storico, prendendo come fili conduttori del racconto da una parte una coppia di giovani..., dall'altra Stalin, guida illuminata e saggia del paese del socialismo. La Caduta di Berlino narra la vita pacifica e fiorente dell'Unione Sovietica, le cordiali e affettuose relazioni tra i dirigenti del paese e gli operai.

(Ugo Casiraghi, "l'Unità", 19 luglio 1950)


Nel suo oratorio Il Canto delle foreste Sciostakovic ha toccato un tema di scottante immediatezza: il piano staliniano per la trasformazione della natura... Il Canto delle foreste si distingue per il suo ottimismo, per la sua luminosa percezione del mondo e per la popolarità dell'idioma musicale... il Partito bolscevico e Stalin stesso aiutano i compositori con i loro giusti orientamenti.

(Senza firma, "l'Unità", 6 maggio 1950)


"Esiste un marxismo dogmatico e un marxismo creatore: io mi tengo sul terreno di quest'ultimo". Queste famose parole, pronunciate da Stalin al VI congresso del Partito comunista nel 1917, ritornano continuamente alla mente durante la lettura del volume ("Il marxismo e la questione nazionale e coloniale", di Stalin).
Marxista creatore, Stalin non è soltanto uno studioso di genio che analizza i problemi storico-politici alla luce dei principi del marxismo; è questo, sì, ma è anche e soprattutto il grande rivoluzionario, il grande costruttore, che analizza i rapporti per trasformarli, che studia i problemi per risolverli praticamente.

(Lucio Lombardo Radice, "Rinascita", agosto 1948)


Le vite come quella di Stalin, come già quella di Lenin, sono il primo esempio di una condizione umana più elevata, di un'umanità che domina le condizioni esterne invece di essere dominata: le vite di uomini liberi e liberatori.

(Lucio Lombardo Radice, "l'Unità", 7 settembre 1947)


.... così come a ben cosa serve la distinzione, nel torrente rivoluzionario, di una corrente "liberale" che afferma i diritto dell'uomo.... e una corrente che non sarebbe "liberale" perché tende ad affermare lo Stato e le ragioni della sua esistenza.

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", 5 maggio 1962)


.... Boris Pasternak.... La dacia, ove egli vive da anni, non è servita a mantenerlo in vivo contatto col popolo che maturava. Le betulle, i boschi, le foglie e anche i geli e i disgeli, ripetevano il loro gesto, anno dopo anno: e intanto lo scrittore, annullandosi nella natura, perdeva di vista la realtà dell'uomo sovietico che, attraverso drammatiche lotte contro la natura, e non solo contro la natura, cresceva, si trasformava e vinceva.

(Senza firma, "Il Contemporaneo", ottobre-novembre 1958)


"Ci sono alcuni che dicono - afferma Sartre - che bisogna salvare le basi del socialismo in Ungheria. Ma se le basi del socialismo esistevano in Ungheria, il socialismo si sarebbe salvato da solo. L'armata rossa è intervenuta solo per salvare le basi del socialismo sovietico, cioè le sue posizioni militari".

Sappiamo che questa preoccupata e affrettata affermazione di Sartre è ripetuta in buona fede da molti.... Ma il dolore e la confusione non possono far perdere di vista la realtà. Sartre sa bene quale fronte di forze antisocialiste l'imperialismo tenga vivo e l'azione di rottura che questo fronte svolge; sa degli sforzi che i gruppi imperialistici compiono per impedire lo sviluppo del socialismo nelle democrazie popolari.

(Augusto Pancaldi, "l'Unità", 10 novembre 1956)


.... Che una simile questione sia portata audacemente sulle scene potrà sorprendere solo chi creda ancora alle favole secondo cui una società come quella sovietica, che ha nella critica uno dei suoi pilastri, ignorerebbe la libertà.

(Giuseppe Boffa, "l'Unità", 11 maggio 1955)


.Com'era da attendersi, vi è chi interviene citando il processo recente di Praga, le condanne, le esecuzioni. Non ne stupirà chi abbia un minimo di cultura storica. Non furono forse le esecuzioni decise dai tribunali  rivoluzionari francesi il principale tra gli argomenti dei reazionari del mondo intero, dal 1790 in poi? Date una scorsa alla letteratura e alla pubblicistica sanfedista del tempo.... e ve ne convincerete. E non vi è solo coincidenza dell'argomento, ma persino somiglianza dell'argomentazione. Tanto oggi quanto allora, il sanfedismo.... costruisce.... tutta un'impalcatura di falsificazioni esasperate, e con questo crede di aver dimostrato qualcosa.... mentre ha soltanto fornito il documento della sua propria aberrazione mentale.

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", novembre 1952)


Quando Molotov conclude i colloqui con Hitler, nel 1940, .... si è portati ancora una volta ad ammirare la calma e la saggezza dei dirigenti sovietici.

(Senza firma, "Rinascita", gennaio 1952)


Proprio come aveva previsto Stalin, era la Russia che doveva aprire la strada al....  progresso civile, fino a diventare baluardo inespugnabile della pace e della libertà di tutti i popoli.

(Valentino Gerratana, "Rinascita", giugno 1951)


.... Il problema è tutto qui: ritrovare un compito.... sociale al destino culturale dei poeti. Per un'arte che sia capace di illustrare e consolare le fatiche dell'uomo.... Per un'arte di lotta in cui orizzonti di ricerca e di invenzione non perdano la coscienza di quello che milioni di uomini semplici attendono dall'arte moderna.

(Antonello Trombadori, "l'Unità", 9 giugno 1948)


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.... ZDANOV era morto, egli era, tutti lo sanno, uno degli uomini migliori del mondo; uno dei bolscevichi di cristallo, puro e duro come il cristallo.

(Renato Guttuso, "l'Unità", 28 ottobre 1948)

(Nota mia: per rendersi pienamente conto della gravità del giudizio di Guttuso bisogna sapere che ZDANOV è stato presidente del Soviet supremo in URSS. Impose con mano ferrea le direttive del Partito Comunista dell'Unione Sovietica in tutti i campi dell'attività culturale, dalla filosofia alla scienza, dalla letteratura alla musica, dalla pittura alla cinematografia, trasformando così l'intera cultura in volgarissima propaganda. I partiti comunisti degli altri paesi si accodarono prontamente, supinamente ed entusiasticamente come dimostrano queste parole di Renato Guttuso. Ecco perché ho provato indignazione quando Giorgio Bocca ha scritto senza vergognarsi, e in evidente malafede, che i marxisti hanno contribuito ad arricchire la cultura)


L'eroica vita di Nikolai Ostrovski riflette la gigantesca forza morale dell'uomo sovietico, l'inesauribilità delle sue capacità creative. Il primo romanzo di Ostrovski.... è un romanzo sulla forza ideologica del bolscevismo.

(Senza firma, "l'Unità", 25 ottobre 1949)


Vi sono momenti in cui bisogna scegliere per la seconda volta di essere comunisti.

(Nota mia: la frase fu pronunciata dopo i fatti d'Ungheria del 1956. Per la seconda volta, quindi, non ci sono attenuanti)

(Mario Alicata, citato nella prefazione di Luciano Gruppi al volume "La battaglia delle idee")


L'URSS.... è il paese dove più avanti è stata portata la causa della liberazione sociale, con lo sprigionamento di un immenso potenziale di autentica libertà.

(Giuseppe Boffa, "l'Unità", 3 ottobre 1957)


.... l'arte è anche conoscenza e lotta. Direi che proprio nell'epoca nostra un artista è tale se non si limita a rispecchiare ma rispecchia secondo certe emozioni umane e certe ipotesi ideali che gli consentono di cogliere i conflitti, le contraddizioni, della realtà, perciò milita, combatte, è di parte....

(Antonello Trombadori, "Il Contemporaneo", aprile-maggio 1958)


In che senso la pittura di Dubuffet è sovversiva? Che cosa sovverte? Aiuta la classe rivoluzionaria degli oppressi a rovesciare il potere degli oppressori? In che senso le sue muffe squisite aiutano l'uomo a perdere  le sue catene? .... Egli non rischia certo di essere processato per i suoi quadri.

(Renato Guttuso, "Il Contemporaneo", maggio 1959)


La sua problematica musicale si è caratterizzata secondo la sua personalità ideale di comunista.

(Si riferisce al compositore Luigi Nono)

(Luigi Pestalozza, "Rinascita", 4 gennaio 1964)


Essere comunista è il modo più coerente di essere un intellettuale moderno, un intellettuale che si pone in reale rapporto con i problemi decisivi del nostro tempo: di pace e di guerra, di indipendenza nazionale, di superamento delle contraddizioni capitalistiche, di una effettiva democrazia e del socialismo; e che per questo si batte, uscendo, come Faust, dal chiuso della biblioteca, unendo la teoria all'azione e proclamando il proprio "im Anfang war die Tat" (in principio era l'azione).

(Luciano Gruppi, dalla prefazione al volume "La battaglia delle idee", Editori Riuniti)


Per la prima volta nella storia dell'umanità lo sviluppo della società avviene [nell'URSS: n.d.r ] non più per il gioco cieco di leggi elementari, molecolari, non più attraverso il contrasto di classi in lotta, ma in forma pienamente consapevole, davvero umana.

(Lucio Lombardo Radice, "Rinascita", giugno 1949)


Andata a vedere "Sul Volga", andate a vedere "La fabbrica del grano", a vedere questa gente felice che lavora per la pace e in pace, con il sorriso sul volto.... È uno spettacolo che a noi apre il cuore e ci fa camminare con fiducia e gioia sulla nostra strada.

Tommaso Chiaretti, "l'Unità", 10 marzo 1951


Noi facciamo uno sbaglio, di solito, quando parliamo della Russia. Ci lasciamo alle volte abbagliare dagli aspetti immediati del progresso economico e sociale e ad essi ci fermiamo. Sono progressi enormi, che hanno trasformato una società e ora incominciano a trasformare anche gli aspetti delle cose naturali. Non esiste un regime che abbia fatto e sia capace di fare altrettanto. Vorrei dire, però, che anche se il progresso materiale fosse stato minore, o rivelasse lacune, decisiva è stata ed è la trasformazione dell'uomo. Quel dirigente la organizzazione della produzione, dello Stato, del partito, che ti accoglie alla frontiera, nella sede cittadina, nel reparto di fabbrica, nella redazione, nella clinica, nella scuola, sui campi, che, anche se vecchio d'anni, è giovanile, sicuro di sé, sereno, pieno di slancio, padrone del suo lavoro fino all'ultimo particolare locale e fino alla nozione esatta del posto che quel particolare ha nel quadro della vita nazionale, attento ai bisogni e all'animo degli uomini che lo circondano, spronato da uno spirito critico sempre sveglio e persino esasperato, disinteressato personalmente ma non privo di vita personale libera e molteplice - questo è un nuovo uomo ed è la vera sostanziale conquista del regime comunista.

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", aprile 1951)


.... Ed anche nel film di Lukov "I minatori del Dobass" sono già protagonisti uomini nuovi, esempio e modello proposto all'ammirazione e all'emulazione del pubblico.

(Umberto Barbaro, "Rinascita", agosto-settembre 1951)


Profondo e grave nel suo chiaro realismo, l'eccellente film che il regista Weiss ha tratto dal romanzo storico.... "Altri combattenti verranno. I trattoristi" mostra la trasformazione del lavoro nella campagna ceca, in un quadro pieno d'ottimismo e di gaiezza.... I film italiani e francesi non hanno un carattere ideologicamente così avanzato a causa delle condizioni particolari dei due paesi.

Umberto Barbaro, "Rinascita", agosto-settembre 1951


Che cosa resta nel mondo, se il movimento liberatore di milioni e centinaia di milioni di uomini che costruiscono società nuove, non è più che "l'oscurantismo di Zdanov", le "scomuniche del Cominform", nuovi "processi delle streghe", una "nuova Chiesa" e così via?.... Vittorini pensa che rimanga.... la "libertà". Ma già ragiona, egli stesso, come uno schiavo.

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", agosto-settembre 1951)


Quando si rileggono le parole di Timiriazev: "La scienza dovrà abbandonare il suo piedistallo e parlare il linguaggio del popolo", e si vede che esse non sono rimaste pura enunciazione, generosa aspirazione di spiriti illuminati, ma sono state pienamente realizzate nel grande paese del socialismo vittorioso, quando si vede che qui la scienza non solo sa parlare il linguaggio del popolo, e contribuisce senza posa al crescente suo benessere, ma che un intero popolo si interessa e partecipa con slancio ai progressi della scienza, non si può fare a meno di essere trascinati dall'entusiasmo e si ha finalmente l'impressione di toccare quasi con mano quel nuovo mondo che in altri tempi poteva esser soltanto sognato.

(Valentino Gerratana, "Rinascita", novembre 1951)


Oggi si può considerare vinta la battaglia condotta nei secoli passati in nome della ragione umana per affermare i suoi diritti, la sua capacità di conoscere il mondo e di dirigere in modo efficace l'azione degli uomini.

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", marzo 1954)


Il tipo di uomo che Freud descrive non è certo un tipo ideale: il limite di Freud sta nella considerazione di esso come dell'uomo tout-court, .... mentre si tratta di un uomo particolare, di un particolare periodo, alienato e reificato dalle condizioni della società divisa in classi. La sua emancipazione, col passaggio dal regno della necessità al regno della libertà, significherà anche la progressiva riduzione della sfera dell'inconscio e ne farà un uomo nuovo: incomparabilmente migliore.

(Umberto Barbaro, "l'Unità", 16 giugno 1954)


Il rilievo rivolto ai poeti sovietici di esser troppo calati nell'ottimismo, di sfuggire al "pessimismo critico", di godere insomma "di troppa salute" viene garbatamente discusso da Zelinskij con parole appassionate. Non è già, egli dice, che i poeti sovietici non sappiano per diretta esperienza la complessità della vita e la durezza dei tempi, giacché essi vissero per intero la tempesta della rivoluzione e delle guerre. Il fatto è che la connessione che salda nella coscienza del poeta le mille asperità della vita è la certezza di costruire un mondo nuovo, una "città del sole".

(Umberto Cerroni, "Il Contemporaneo", giugno 1958)


Al centro, quasi all'ingresso [nel padiglione dell'URSS all'Expò di Bruxelles del 1958: n.d.r ] vi sono i modelli del primo e del secondo Sputnik.... al loro cospetto si è presi da una curiosa sensazione di piacere, da una allegrezza incontenibile, che si comunica a tutti. Si tratta di oggetti che hanno sbalordito il mondo intero e che hanno espresso in modo drammatico e indiscutibile la supremazia sovietica sugli Stati Uniti e sugli altri grandi paesi capitalisti nel campo più avanzato della scienza e della tecnica.... Fatti che hanno aperto nel cuore di milioni e centinaia di milioni di uomini le più grandi speranze, appaiono qui quello che essi sono nella realtà: strumenti del progresso umano; scoperte che invece di opprimere liberano l'uomo e lo rendono sempre più sicuro e padrone del proprio destino.

(Paolo Ricci"Il Contemporaneo", ottobre-novembre 1958)


Compagni, è giusto dire che ci sono oggi le condizioni di un balzo in avanti del partito. Ricordiamoci però che questo non può non significare anche un balzo in avanti del marxismo, cioè un balzo in avanti della cultura italiana.

(Mario Alicata, intervento al IX Congresso del PCI, gennaio-febbraio 1960)


Il progetto di programma del Partito comunista dell'URSS.... è il primo documento nella storia dell'umanità a presentare un piano scientificamente elaborato per l'edificazione della società comunista. La pubblicazione di questo documento si presta a una prima osservazione di carattere generale: .... esige.... la trasformazione stessa dell'uomo, la sua definitiva liberazione dalla schiavitù del lavoro e lo stabilimento di un rapporto nuovo, culturale e creativo, tra l'uomo e il lavoro; la liquidazione di ogni differenza sociale e perciò stesso la soppressione della differenza tra lavoro fisico e lavoro intellettuale. Tutto ciò, per la prima volta nella storia umana, .... potrà avvenire in modo armonioso, pianificato, diretto, ed eventualmente corretto dalla ragione umana in ogni sua fase di sviluppo. In venti anni "la società comunista sarà edificata nei suoi tratti essenziali"; ma, proclama il documento nelle sue ultime righe, "l'attuale generazione sovietica vivrà nel comunismo".

(Augusto Pancaldi, "Rinascita", novembre 1961)


Si potrebbe chiedere all'autore (l'autore è Gianni Toti, e il testo è un suo libro-inchiesta sul tempo libero) una più ampia analisi di come si pongano nei paesi socialisti i problemi del tempo libero e di come oggi essi vengano affrontati soprattutto nella prospettiva concreta, ormai matura nell'URSS, dell'edificazione di quella società comunista in cui di fatto sarà liberato tutto il tempo.

(Luciano Gruppi, "Rinascita", novembre 1961


Il Convegno ci ha fatto dunque sentire anche per l'Italia la giustezza e l'attualità delle indicazioni date alcune settimane fa dal compagno Zdanov (*) a un convegno di filosofi sovietici. Occorre anche in Italia serrare le file del nostro fronte filosofico, riorganizzarlo.

(Giuseppe Berti, "l'Unità", 24 dicembre 1947/

(*) Nota mia: dopo la seconda guerra mondiale, Zdanov fu presidente del Soviet supremo in URSS. Intransigente nel segnare la linea del partito comunista dell'Unione Sovietica in tutti i settori dell'attività culturale, dalla filosofia alla letteratura, alla musica, all'arte, alla cinematografia. A lui si deve la costituzione del Kominform cioè dell'ufficio che aveva la funzione di coordinamento e di scambio delle informazioni tra i partiti comunisti.


Ogni lavoratore, ogni democratico d'avanguardia sa, nel nostro paese, il contributo essenziale che il compagno Zdanov ha dato alla lotta dei comunisti e dei democratici italiani.... Al rinnovamento della cultura italiana Andrej Zdanov ha dato un contributo non meno essenziale con il il suo intervento nella discussione sulla Storia della filosofia di Alexandrov, che ha suscitato nel pubblico colto italiano un largo fermento di discussioni, e che - malgrado la sua ancor troppo scarsa diffusione - ha già potentemente contribuito a documentare la funzione d'avanguardia che, anche in questo campo, l'Unione Sovietica assolve.

(Emilio Sereni, "Rinascita", settembre-ottobre 1948)


La grande maggioranza dei comunisti e dei lavoratori italiani che combattono in nome del socialismo conoscevano, fino ad oggi, di Andrej Zdanov, del suo pensiero e della sua azione di dirigente rivoluzionario proletario, appena qualche parola, qualche frase. Ma erano di quelle parole che illuminano la via a milioni di uomini, di quelle frasi che condensano le esperienze e i compiti di lotta di tutto il nostro movimento....Le edizioni di Rinascita ci danno oggi la possibilità di conoscere più a fondo il pensiero e l'opera di Andrej Zdanov.... Dalla semplice elencazione dei titoli risulta già chiaramente la straordinaria varietà dei campi - dalla politica all'organizzazione, alla filosofia, alla letteratura - nei quali Andrej Zdanov si è impegnato, con spirito creatore e con visione unitaria. Non è possibile in una breve recensione soffermarsi sul contributo di Zdanov, marxista creatore, in ognuno di questi campi: del suo apporto allo sviluppo del socialismo nella storia e nella pratica.

(Lucio Lombardo Radice, "Rinascita", giugno 1949)


Zdanov riprende e sviluppa il pensiero di Lenin sulla letteratura di partito insieme al concetto staliniano in cui gli scrittori sono definiti "ingegneri delle anime". Egli porta nel campo della cultura lo spirito della lotta e della chiarezza bolscevica. Per lui, come del resto per ogni autentico comunista, la letteratura non è divagazione, oasi o fuga, e nemmeno angoscia od erotismo.... L'opera di Zdanov riunisce in sé tanti insegnamenti, primo fra tutti l'insegnamento della libertà.

(Mario De Micheli, "l'Unità", 28 luglio 1949)


La cinematografia sovietica costituisce il complesso di fatti artistici più importanti non solo in tutta la storia del film, ma di tutta l'arte contemporanea.

(Umberto Barbaro, "Rinascita", gennaio 1950)


La raccolta degli scritti di Zdanov Politica e ideologia costituisce un esemplare contributo alla conoscenza della politica di pace dell'URSS e dei comunisti come alla conoscenza della formazione e dell'organizzazione del Partito bolscevico. Di particolare interesse sono poi gli scritti in cui Zdanov esamina anche i problemi della moralità e dell'importanza sociale della letteratura.

(Pino Garritano, "Rinascita", maggio 1950)


Attendiamo e sollecitiamo ora un'autorevole presa di posizione da parte di tutti coloro che sciacquandosi ogni mattina la bocca con la parola "libertà", tanto hanno strillato sul fondamentale intervento sulla musica del compagno Zdanov, inorridendo per i "poveri musicisti sovietici".... oppressi da chi, "forte di un'autorità politica", ecc. ecc. Diamo un consiglio a codesti scrittori a tanto alla riga: vedano finalmente di leggere l'intervento sulla musica del compagno Zdanov; tentino di capire ciò che lì è detto - sempreché di musica si intendano, naturalmente.

(Mario Zafred, "l'Unità", 13 dicembre 1950)


Realismo socialista non è, come alcuni credono ancora, la formula che caratterizza una tendenza letteraria, ma la definizione stessa dell'essenza dell'arte.

(Umberto Barbaro, "l'Unità", 17 giugno 1951)


Sono di Zdanov alcuni discorsi e scritti di critica letteraria e artistica dove si sostiene, per dirla con due parole, che l'arte dev'essere specchio della realtà sociale. Perché proprio questa posizione dev'essere "oscurantista" e non la posizione opposta?

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", agosto-settembre 1951)


Quali sono ad ogni modo queste tendenze? A mio parere si possono ridurre sostanzialmente a due. Una di esse tende a degradare l'arte, a svuotarla di ogni valore e interesse, di ogni capacità di esprimere la vita nel suo perpetuo rinnovarsi e in definitiva di ogni contenuto rivoluzionario. Questa tendenza agisce attraverso l'intimismo decadentistico (il nudo lezioso, il paesaggio idillico, la natura morta melanconica, il ritrattino sentimentale), attraverso l'evasione nelle fantasie mistiche e arcaiche o assurde (i surrealisti) o infantili (i "primitivi"), attraverso il formalismo (la pittura per la pittura, la plastica per la plastica, l'astrattismo). La seconda, per quanto in germe, mira allo scopo opposto: esprimere le idee, i sentimenti, le sofferenze, le aspirazioni degli uomini d'oggi, raccontarne i fatti, lottare per quanto vi è di meglio e di nuovo in quei sentimenti, idee, fatti, aspirazioni, restituire insomma all'arte la funzione che ebbe sempre nei momenti più belli.

(Senza firma, "Rinascita", gennaio 1952


Poesia pura e narrativa divertente sono la pseudoarte che, a un dato momento storico, la classe egemone in declino produce per distogliere il pubblico dalle pericolose rappresentazioni della realtà.

(Umberto Barbaro, "l'Unità", 30 agosto 1953)


L'arte non è popolare quando non è arte. Quando è arte è sempre popolare. Troppo semplice? Non giusto? Non ci pare. Ad ogni modo, ecco un tema che offriamo all'attenzione e meditazione anche dei nostri lettori.

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", febbraio 1954)


.... quando si esclude che il Comitato centrale (del Partito Comunista Italiano. Nota del curatore) .... debba esprimere giudizi nel merito di questa o quella opera filosofica, di questa o quella tendenza artistica, non si vuol certo ridurre la nostra politica culturale alla pura affermazione del principio della libertà della ricerca.

(Alessandro Natta, "Rinascita", 3 novembre 1962)


Un quadro è come la politica: un operaio, un cittadino, col suo sano sentimento, col suo buonsenso, comprende assai più di tanti avvocati e professori.

(Luigi Cavallo, "l'Unità", 20 aprile 1947)


Ma se.... gli interventi dei delegati dei paesi capitalistici sono apparsi tutti un po' provinciali.... a confronto di quelli dei delegati sovietici, ciò è avvenuto.... perché i delegati sovietici esprimevano la cultura, parlavano la lingua di tutto un popolo.

(Emilio Sereni, "Rinascita", agosto 1948)


Che cosa cercava il combattente di Leningrado il quale preferiva una canzonetta da grammofono alla Settima di Sciostakovic? Cercava, semplicemente, l'arte, cioè qualcosa che fosse vicina a lui, lo facesse pensare, fremere, soffrire. Non era arte, siamo d'accordo, la canzonetta in cui cercava rifugio; ma le lambiccature di Sciostakovic, oltre a non essere arte, diventano anche presa in giro e disonestà.

(Palmiro Togliatti, "l'Unità", 25 novembre 1949)


Rari sono gli spiriti indipendenti, amici degli artisti, nella classe borghese. Amici degli artisti sono, ormai, soltanto gli uomini semplici, soprattutto i lavoratori.

(Antonello Trombadori, "l'Unità", 14 luglio 1951)


.... migliaia e migliaia di persone.... probabilmente non leggeranno Il visconte dimezzato.... Il difetto fondamentale è che l'ispirazione della favola non parte dalla nostra realtà, da problemi, sentimenti e idee che sono patrimonio comune della nostra esperienza, ma da una suggestione e da un gusto che sono di derivazione intellettualistica.... A lungo andare questo racconto.... finisce per essere stucchevole.

(Carlo Salinari, "l'Unità", 6 agosto 1952)


Qualche giorno fa incontrai un amico indignato e disgustato. Aveva fatto uno sforzo (è un operaio) e aveva comprato un romanzo di Fenoglio.... Era rimasto così disgustato dalla lettura che, probabilmente, per molti mesi non comprerà più un libro. Fenoglio non solo ha scritto un cattivo romanzo, ma ha anche compiuto una cattiva azione.

(Carlo Salinari, "l'Unità", 3 settembre 1952)


I film presentati quest'anno dimostrano inoppugnabilmente il precipitoso declinare della cinematografia di Hollywood e dei paesi occidentali di fronte alla cinematografia sovietica.

(Umberto Barbaro, "Rinascita", settembre 1955)


Quando una società esprime artisti come De Chirico, vuol dire che non ha più nulla di vivo, di forte, di genuino e di schietto da dire. Le opere di De Chirico emanano, appunto, un senso di falso, di voluto, di intellettualistico.

(Gugliemo Peirce, "l'Unità", 16 gennaio 1946)


Proiettati sugli schermi di tutto il mondo, i film sovietici hanno suscitato l'entusiasmo.... Ma la definizione critica di essi, fuori dell'URSS, ne ha stravolto il significato e il valore e ha dimostrato, una volta di più, e in modo lampante, l'atonia preagonica della cultura borghese, l'impossibilità congenita, in cui essa si trova ormai, a penetrare e a valutare i fatti dell'arte.

(Umberto Barbaro, "Rinascita", gennaio 1950)


La nuova filosofia  (l'esistenzialismo di Sartre) è il cavallo di Troia della reazione nel campo delle forze progressive. Attualmente la reazione ha bisogno assoluto di una filosofia astuta, sofistica, che le permetta di contaminare il più gran numero di uomini che sognano la giustizia e una vita migliore. Si tratta di inculcare loro la mancanza di fede nelle proprie forze, l'indifferenza per le idee di avanguardia, il dubbio di poter arrivare a risultati positivi per mezzo degli sforzi collettivi degli operai e di tutta l'umanità, lo spirito di capitolazione. Ma qualunque sia la natura di questi sistemi, essi saranno annientati dalla filosofia vera, quella di Marx, di Lenin e di Stalin. La menzogna dell'arte "umanista" degli esistenzialisti sarà smascherata dall'unico realismo veramente umanista, il realismo socialista.

(Senza firma, "Rinascita", gennaio/febbraio 1947)


Il romanzo americano nichilista, disperato brutale, astenendosi dal porre il problema di una morale nuova, di una società migliore, di un ideale che trascini il lettore americano su altre vie, serve, in definitiva, le classi dirigenti. Un romanziere americano infatti che, in forma artisticamente valida, mettesse in discussione i problemi della democrazia yankee e del mondo capitalista statunitense, porrebbe veramente in pericolo il dominio del capitale.... Il non-conformista respinge sì l'ideologia dominante, ma non riesce a trovare null'altro e finisce in un'esaltazione individualista.... Un'arte fondata su una morale solida e costruttiva, realista e quindi rivoluzionaria,, costituirebbe il più grave pericolo per il modo di vivere americano e capitalista.

(Luigi Cavallo, "l'Unità", 3 agosto 1947)


"Il premio Nobel 1947. André Gide".

Non potremo nemmeno dire a sua discolpa che egli si è mantenuto.... au dessus de la melée.... Più motivate e profonde sono le ragioni che oggi portiamo contro di lui per il suo passato di letterato, poeta e saggista, per la sua presunta e in ogni modo tradita missione di educatore. Qui appunto, e nel suo cosciente imbarbarimento della nozione di uomo, mi pare debbano ricercarsi le manifestazioni negative della sua opera:   nella corruzione.... compiaciuta che egli ha esercitato ed esercita sui suoi lettori, nel calcolato e colpevole rifiuto di accettare e di credere nella responsabilità dello scrivere.... Un maestro corrotto, dunque, ma così assetato e desideroso di allievi, da ridursi a misurare l'effetto di ogni verso o parola, pronto a blandire ogni debolezza, a fare di ogni viltà contemporanea un godimento, a credere inevitabile ogni vizio della propria classe.... Altri come lui di un temperamento ugualmente esibizionista, si sono accontentati come Cocteau di qualche processo per omosessualità....

(Massimo Caprara, "l'Unità", 16 novembre 1947)


Egli esprime (André Malraux) con sufficiente chiarezza le aspirazioni indistinte, l'insoddisfatto dilemma della borghesia illusa di surrogare la storia e il progresso con le evasioni dalla realtà, le private rivolte.... Accettando ogni rischio senza sapere perché, senza vere domande e risposte umane, come Sartre nei suoi invertiti "rispettosi" o come le velleitarie proteste di Nietzsche. Così situato ci sembra di poter ridare a Malraux la statura che gli spetta: assai piccola in verità, abbrutita dagli stupefacenti.... Solitarie e macabre esperienze di intellettuali del demi-monde. Nessun comunista potrebbe a ragione riconoscersi negli eroi di Malraux....

(Senza firma, "Rinascita", febbraio 1948)


Qui lo schema si è fatto tesi.... E si tratterebbe di questo: che è stupido e vano ribellarsi alle leggi della vita, ed è invece molto più saggio accettarle pacificamente. Ora, se si pensa che la "vita" di cui parla Moravia è quella sua solita vita borghese, di cui neanche in questo racconto egli non dissimula le ipocrisie e le magagne, bisogna concludere che tale sua posizione conduce alla pigrizia morale e al conformismo più ottuso

(Gaetano Trombatore, "Rinascita", agosto 1948)


Altri limiti, e quindi altri pericoli, del mondo poetico di Calvino possono essere indicati nella tendenza a cercare la poesia solo nella parte irrazionale dell'uomo, nelle zone oscure e grigie della coscienza. Così in troppi dei racconti partigiani.... predominano i sentimenti della paura, dell'oscura angoscia, della rabbia disperata e impotente, i momenti più orridi di quell'esperienza.

(Valentino Gerratana, "l'Unità", 27 ottobre 1949)


.... gli italiani sono gente sana e proprio per questo apprezzano e continueranno ad apprezzare Silvana Pampanini e Gina Lollobrigida. Ma non sono disposti ad apprezzare i seni marci o le frantumate teste di "madonne atomiche" di Salvador Dalì.


Questo film  (La strada, di Federico Fellini. ndr),  che riserva all'uomo il sentire della bestia, è talmente grottesco da diventare tragico.... Mettersi dal punto di vista degli isolati e dei mentecatti a guardare la vita, significa falsarla e renderla più incomprensibile....

(Ugo Casiraghi, "l'Unità", 8 settembre 1954)


I suoi filosofemi misticheggianti, Fellini sembra averli estratti o addirittura ponzati sulle pagine malinconicamente deteriori di certi scrittori ungheresi.... Il pericolo.... di un cinema che, con apparente intonazione artistica, contrabbandi una materia malata e decadente....

(Aldo Scagnetti, "l'Unità", 2 ottobre 1954)


Pasolini sceglie apparentemente come argomento il mondo del sottoproletariato romano, ma ha come contenuto reale del suo interesse il gusto morboso dello sporco, dell'abbietto, dello scomposto, del torbido. Il fango, la sporcizia, la polvere, la "zella" dominano in tutte le sue pagine; il grasso, il sudore, i cattivi odori, l'impudicizia ne sono il condimento.... Un filo rosso collega l'equivoco linguistico con l'equivoco del contenuto, il falso verismo delle parole con il torbido decadentismo dell'ispirazione.

(Carlo Salinari, "Il Contemporaneo", n. 28, 9 luglio 1955)


.... Perché un caso di coscienza renderebbe umili di fronte al mondo, mentre Rossellini è qualcosa di assai diverso: ad ogni nuovo film egli si isola e si chiude in se stesso, e dà corpo ad ambizioni molto sospette.

(Tommaso Chiaretti, "l'Unità", 14 settembre 1952)


Purtroppo quando si parte da Freud si può andare a finire molto lontano, in una casa Merlin (bordello. Ndc) o in un manicomio.

(Roderigo di Castiglia, pseudonimo di Palmiro Togliatti, "l'Unità", 9 giugno 1950)


.... la moralità sociale riconosce come normale e moralmente giustificata soltanto quella vita sessuale che è basata unicamente su un amore reciproco e che si manifesta nella forma della famiglia.

(Mario Alighiero Manacorda, "Rinascita", novembre/dicembre 1950)


Mario Soldati.... non si convincerà forse mai che il sesso non può dar luogo ad una problematica umana, ma solo ad una sofisticata casistica.

(Gaetano Trombatore, "l'Unità", 20 gennaio 1956)


Qualche pagina dopo incomincia, sulla stessa rivista, una rassegna di quadri contemporanei "occidentali", e a questi è dedicata tutta la più lambiccata fraseologia della critica, perché si tratta, evidentemente per l'autore, dell'arte vera, grande, eterna, universale, ecc. ecc.
E ora guardate.... la riproduzione dei quadri. E che ci trovate? Bottiglie, ahimè, bottiglie piene, bottiglie vuote, e spettri di bottiglie; macchie di diverso colore; quadratini, circoletti e altre figure geometriche incollate per diritto e per traverso; un circolino con due puntini che sono gli occhi come si fanno all'asilo e altri scarabocchi vari, che non sai nemmeno come definire. Non vogliamo ora entrare in una polemica circa le valutazione critiche e ideali di tutto questo, né prenderci una troppo facile rivincita lanciando, al cospetto di tutto questo, un sincero evviva al pompiere.

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", gennaio 1953)


Come in altre opere di Thomas Mann, anche qui ci si impiglia alla fine nei limiti ben precisi di una concezione dettata.... da una sensibilità profondamente decadente....

(Michele Rago, "Rinascita", aprile 1953)


Luis Buñuel fu a suo tempo uno degli animatori del movimento surrealista ed avanguardista del cinema francese. Suoi film di quell'epoca rimangono nelle cineteche a testimoniare nulla più che la bizzarria di certi intellettuali abbastanza presuntuosi.

(Senza firma, "l'Unità", 30 giugno 1953)


Noi sorridiamo alla lettura dei saggi faticosi dove, per dare un'interpretazione adeguata delle stramberie di cui il compagno Picasso si diletta, si fa entrare in campo la storia e la preistoria, la psicanalisi, la mitologia e tante altre cose.

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", ottobre 1953)


.... i personaggi che sono i protagonisti di Hemingway nel suo Per chi suona la campana. Questi ultimi sono tutti esagerati, deformati, grotteschi. Hemingway li ha descritti prendendo in considerazione il pubblico che doveva leggere il suo libro e non la realtà che nel suo libro è falsificata da tutti i punti di vista.

(Vittorio Vidali, "l'Unità", 24 novembre 1953)


.... Che cosa può insegnarci, dunque, Faulkner, che viene a farci l'apologia della sua farm e del suo totale disinteresse per il mondo reale, e a illustrarci le meraviglie della sua fantasia?


Il nuovo Strawinsky.... ha indossato il cilicio dodecafonico sulla carne macerata dagli anni.... Una logica che è la logica.... di tutta quell'arte moderna che mira a spogliarsi di ogni legame col mondo reale per approdare ad una mitica verità essenziale e assoluta. È la logica.... che giunge a una ermetica astrattezza, disumana e ripugnante.

(Rubens Tedeschi, "l'Unità", 14 settembre 1956)


Alla bravura tecnica e alla piacevolezza che ne consegue, non corrisponde alcuna serietà del contenuto, che è qui, anche più che altrove, primitivo.

(Barbaro si riferisce al film "Il sospetto" di Hitchcock, oggi giudicato un classico da tutta la critica più attendibile e seria)

(Umberto Barbaro, "l'Unità", 16 marzo 1946)


Il film Notorius è una produzione tipicamente americana, tecnicamente ben fatto.... ma assolutamente sprovvisto di qualità artistiche.

(Pontecorvo si riferisce al magistrale thrilling di Hitchcock, con Cary Grant e Ingrid Bergman)

(Gillo Pontecorvo, l'Unità", 1 maggio 1947)


[Nei] "Polli morti" di De Pisis, rovesciati sul tagliere, non vi è neanche il senso vivo e vissuto della materia, ma soltanto il gioco squisito della matita e il sottile compiacimento dell'artista.

(Paolo Pardo, "Rinascita", luglio 1948)


Possiamo dire che Trilussa, alla sua critica sociale, non è mai riuscito ad aggiungere un elemento positivo.

(Mario De Micheli, "l'Unità", 22 dicembre 1950)


Portate alle estreme conseguenze le armonie del Tristano di Wagner, frantuma il mondo sonoro per riedificarlo poi a suo uso e consumo secondo taluni schemi frutto di astrazioni metafisiche e cerebrali.

(Mario Zafred, "Rinascita", novembre/dicembre 1950)


Picasso.... l'unico dei grandi pittori di questo mezzo secolo abbastanza grande per essere comunista.

(Renato Guttuso, l'Unità", 4 aprile 1952)


Completamente privo di coerenza.

(Riferito a Joan Mirò)

Paolo Ricci, "l'Unità", 29 giugno 1954)


Quando Camus scrive che tutti possono "constatare come ormai il socialismo sia capace di partorire le guerre al pari del capitalismo", egli falsifica i fatti.

(Carlo Salinari, "Il Contemporaneo", 5 gennaio 1956)


La rivoluzione di Brecht.... ha travolto anche il centro motore del meccanismo teatrale: il personaggio. La sua polemica.... ha finito per indulgere a una sorta di formalismo.

(Enzo Muzii, "Il Contemporaneo", n. 8, 25 febbraio 1956)


La scarsa cinematograficità dell'opera di Chaplin origina dall'insufficienza della sua concezione del mondo che, grosso modo, può dirsi individualistica e anarchica.... È dalla negatività di questa concezione.... che dipende la debolezza strutturale nelle opere di Chaplin.


I suoi romanzi, racconti e poesie erano solo un sottoprodotto informe di un maldigerito joycismo.

(Si riferisce a Samuel Beckett)

(Bruno Schacherl, "Rinascita", 15 febbraio 1962)


Célin era un piccolo borghese smanioso di far pagare a qualcuno.... le proprie incapacità mentali e morali....

(Gansiro Ferrata, "Rinascita, 18 gennaio 1964)


Ogni comunista di buon gusto trova che questo bel fiore della cultura borghese (J.P. Sartre. Ndr) non poteva nascere che sul letamaio del capitalismo.... Se nell'URSS è stato pronunziato uno sdegnato rifiuto dell'avariata prosa di questo scrittore, che oltre ad essere assai mediocre si atteggia a anticomunista, crediamo sia una cosa affatto naturale, spontanea e coerente.

(Senza firma, "l'Unità", 6 novembre 1947)


È una buffonata informe e noiosa, giudicabile semmai come strumento di lotta che uno spione ha voluto aggiungere al suo arsenale anticomunistico.

(Si riferisce al romanzo di George Orwell "1984")

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", gennaio 1950)


Un pallone gonfiato.

(Titolo di un articolo su T.S. Eliot pubblicato su "Rinascita")


A sentire Gide, di fronte al problema dei rapporti fra i partiti e le classi.... vien voglia di invitarlo ad occuparsi di pederastia, dov'è specialista, ma lasciar queste cose, dove non ne capisce proprio niente.

(Rodrigo di Castiglia, pseudonimo di Palmiro Togliatti, "l'Unità", 9 giugno 1950)


L'imparzialità di Russell è un alibi per acquistare credito agli occhi degli ingenui e poterli ingannare al momento decisivo. Nel 1920 Bertrand Russell, infatti, si dichiarava ancora comunista, ma manifestava le prime amletiche perplessità di fronte alla rivoluzione russa.

(Valentino Gerratana, "l'Unità", 2 settembre 1950)


Ecco come Palmiro Togliatti giudicava il romanzo "1984" di George Orwell (!!!):


La gerarchia dirigente si chiama "partito"; .... nel "partito" vi sono continue epurazioni, persecuzioni, soppressioni; si sopprimono, anzi, tutti coloro che han contribuito a fare la rivoluzione e se ne ricordano, e regna il terrore davanti ai dirigenti.... Nel "partito" si insegna a commettere, per il "partito", le azioni più stolte, a mentire, a negare la evidenza dei fatti, ad affermare che due più due fanno cinque e non quattro, e così via, fino a che dell'uomo intelligente non resta più nulla. Il capo del "partito", infine, ha i baffi neri, e il suo nemico mortale la barbetta a punta. C'è tutto, come si vede;
ci sono, principalmente, tutte le bassezze e le volgarità che l'anticomunismo vorrebbe far entrare nella convinzione degli uomini. Mancano solo, ci pare, i campi di concentramento, perché per sua sventura l'autore è scomparso prima che questa campagna venisse lanciata. Altrimenti ci sarebbe, senza dubbio, un capitolo in più.

..... a questo punto si scopre, invece, proprio soltanto l'autore, nella meschinità e abiezione che a lui stesso sono proprie.

.... Orwell.... rivela una totale assenza di fantasia, si riduce a ripetere i più banali argomenti della più vecchia delle polemiche contro il socialismo.

.... Il tutto, come si vede, è primitivo, infantile, logicamente non giustificato, oppure giustificato soltanto dal richiamo.... a una di quelle "massime eterne" con le quali gesuiti e liberisti credono di aver risposto efficacemente a chi rivendica maggiore giustizia sociale.

("Rinascita", novembre/dicembre 1950)


Guido Piovene: un paranoico detective dei pantani borghesi.

(M.T. Lanza De Laurentiis, "Rinascita", gennaio 1952)


È curioso osservare come avvenga che, quando qualche aderente al movimento comunista decide di uscirne, e fa "confessioni" e "rivelazioni" che i più grandi organi della stampa reazionaria pagano e pubblicano con rilievo, il contenuto è sempre lo stesso.... Che esista un ufficio centrale unico, dove tutte queste "confessioni", "rivelazioni", "abiure" vengano scritte e poi passate alla firma dei singoli transfughi pronti alla bisogna?

(Palmiro Togliatti, "Rinascita", maggio 1954)


Vogliono essere "moderni", e perciò magari aggiornano il loro Croce con un po' di Dewey o di Bertrand Russell, e non hanno letto una parola del più grande filosofo dei tempi nostri, Lenin.

(Mario Alicata, "Il Contemporaneo", n. 4, 28 gennaio 1956)

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Ecco, sono arrivato alla fine della mia fatica. Se ci siete arrivati anche voi, adesso avete abbastanza materiale per poter giudicare se Giorgio Bocca ha mentito spudoratamente quando ha scritto che i contributi marxisti hanno
arricchito la cultura,

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