Fascisti?
Il 6 settembre
2009 Giordano Bruno
Guerri ha pubblicato
nel suo blog un
articolo con
lo stesso titolo.
Avrei voluto
riportarlo qui ma,
non sapendo se la
legge sul copyright
me
lo consente, mi
limito a riportare
soltanto il mio
commento. Potete
trovare l'articolo
di
Guerri a questo
indirizzo:
http://www.giordanobrunoguerri.it/gbgblog/default.htm
Romano Badiali ha commentato:
GBG scrive: “…. mi
iscrissi
all’università
subito dopo il
Sessantotto e mi
sorprendeva l’uso
di un insulto
allora
diffusissimo:
«Fascista!». Per
beccarsi l’epiteto
non era
indispensabile, né
necessario,
indossare la
camicia nera o
fare il saluto
romano. Era più
che sufficiente
attraversare con
il giallo o
difendere un’idea
poco in linea con
l’opinione
corrente, fosse
pure su una
faccenda sportiva”.
È su questo punto del suo articolo che voglio soffermarmi perché ci consente di approfondire la conoscenza di uno degli strumenti ai quali ricorre chiunque voglia mobilitare le masse per un motivo qualsiasi, politico, sportivo, religioso, ecc.
Partiamo dalla constatazione che i comportamenti e le scelte delle masse sono influenzati più dalle EMOZIONI che dalla RAZIONALITÀ. Se qualcuno avesse dei dubbi in proposito si legga - oltre che le ricerche di eminenti studiosi sulla psicologia delle folle - la nostra Costituzione la quale all’articolo 75 recita:
“…. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”.
I nostri padri costituenti sapevano benissimo infatti quale sarebbe stato il risultato se avessero lasciato che su queste materie decidesse la massa degli elettori. Non avrebbe di sicuro prevalso la RAZIONALITÀ.
Una volta stabilito che le masse si muovono prevalentemente sotto la spinta delle EMOZIONI, come si fa a MANIPOLARLE? Intendo nel senso che gli psicologi danno a questo termine cioè indurle a reagire in un modo prestabilito, automatico e inconsapevole. Tutto sommato è abbastanza facile. Infatti basta procedere in questo modo:
- Si martella la mente delle persone con la ripetizione ossessiva di un CONCETTO (preferibilmente molto semplice) al quale si è avuta l'accortezza di collegare una EMOZIONE molto forte. Meglio se scelta tra quelle più elementari: amore, odio, appartenenza, rifiuto, ecc.
- Si etichetta il tutto con una determinata PAROLA.
- Una volta fatto questo - cioè avere creato nella mente delle persone l'associazione di CONCETTO ed EMOZIONE - basterà pronunciare la parola che funge da etichetta e subito esploderà la reazione emotiva voluta dai manipolatori. Come una mina di cui basta toccare il detonatore.
Una volta create, queste autentiche MINE psicologiche sono difficilissime da disinnescare e l’operazione richiede comunque molto tempo.
Tornando all'argomento iniziale, la parola “fascista” è una delle tante mine create dai manipolatori. Fino a poco tempo fa era usata come un insulto che concentrava in sé ogni male che rinviasse in qualche modo all’idea di AUTORITÀ. Oggi invece viene usata in un modo che è più politico, anche se improprio, come fa notare GBG. Molto spesso, oggi, la parola "fascista" è accompagnata da un’altra parola-mina cioè RAZZISTA.
A dimostrazione di quanto poco anch’essa venga usata in modo appropriato e razionale, vi racconto il seguente aneddoto personale. Un giorno stavo discutendo con un giovane che poco prima mi aveva rivolto l'accusa definitiva di essere un razzista. Ad un certo punto mi fissa e dice: "Si vede dalla tua faccia che sei un nazista”.
A parte l’aneddoto, il problema dei problemi a me sembra questo: le masse sono influenzabili soltanto facendo ricorso all’uso delle PAROLE-MINE? L’agitatore politico risponde sicuramente sì. E l’intellettuale?
7 Settembre
2009
- Romano Badiali ha commentato:
Scusate la mia
petulanza, ma
proprio in questi
giorni abbiamo
l’ennesima
dimostrazione di
quanto il
comportamento delle
masse sia
determinato dalle
EMOZIONI più che
dalla RAZIONALITÀ.
Ecco quanto scrive
il Corriere della
sera di oggi:
NAPOLI - Quando la
PSICOSI
non rispetta
neppure la fede.
Non bastava che i
becchini
indossassero le
mascherine e che i
funerali di
«Gaetanone» (il
«paziente zero»
morto giovedì
notte) fossero
deserti per la PAURA
del contagio.
(La formattazione
del testo è mia)
Non è servito a niente che i medici spiegassero che “Gaetanone” non è morto a causa dell’influenza “A”, ma per altre patologie di cui già soffriva in precedenza.
8 Settembre 2009
- Tommaso ha commentato:
Usare per l’attuale situazione politica “Fascismo”, oltre ad essere scorretto e ingenuo dal punto di vista della comunicazione, è controproducente da ogni punto di vista. Gli oppositori del fenomeno B. non riescono proprio ad accorgersi di questo.
Il ‘fenomeno’ Berlusconi ha, però, delle caratteristiche peculiari. Il prof. Guerri quale locuzione troverebbe appropriata in luogo di fascismo? Qualcosa sarà, questo uomo, questo governo, questo parlamento, questi giornali, queste televisioni, questa Pdl, questi elettori.
Rileggo la definizione numerata di Guerri e, onestamente, se in ogni punto si sostituisse alla componente cruenta della violenza del fascismo: 1). l’ingegneria sociale del fascismo, 2). i mass media e la scienza della manipolazione dell’opinione pubblica (altrettanto violenta, anche se non fisica come siamo abituati a considerare la violenza), otterremmo lo stesso effetto voluto, senza moschetti, carri armati e fez. Ed in modo trasparente, manco ce ne accorgiamo.
Quale è la parola o locuzione più appropriata per designare questa cosa moderna qua?
8 Settembre 2009
- Romano Badiali ha commentato:
Per Tommaso: se tu indossi la camicia nera sei fascista? No, evidentemente. Per meritarti una qualifica del genere hai bisogno di possedere molte altre caratteristiche. Quella è una soltanto e direi neanche la più importante.
Se io volessi schiacciarti sotto un peso enorme avrei a disposizione due sistemi, uno faticosissimo e un altro invece facile facile. Potrei mettermi alla ricerca di tanti sassi piccoli e caricarteli addosso uno alla volta oppure potrei utilizzare un unico masso enorme che ho già pronto e a portata di mano, per giunta. Pensi che sceglierei il primo sistema? Mi credi così scemo?
Le “parole-mine” di cui ho parlato in un mio post precedente servono appunto a questo, a schiacciare un nemico con una sola operazione facile, semplice, rapida e dall’effetto garantito. I nazisti per esempio avevano quella di “giudeo” e anche i cattolici di una volta. Per loro infatti era sinonimo di “deicida”. I comunisti ne avevano fabbricate parecchie: “fascista”, “borghese”, “socialdemocratico”, “riformista”, “deviazionista”, “trotskista”, ecc.
I manipolatori usano le “parole-mine” perché non vogliono che le masse PENSINO. A loro basta che REAGISCANO EMOTIVAMENTE. Le “parole-mine” sono fabbricate per produrre un effetto specifico e sono usate per ottenere proprio questo risultato. Il loro diffusissimo impiego si spiega come ho appena detto. Le persone che vogliono usare il proprio cervello, cioè quelle che non vogliono essere MANIPOLATE, dovrebbero diffidarne istintivamente. Costa fatica, lo so, ma è il prezzo da pagare se vogliamo essere davvero liberi.
10 Settembre 2009