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La Costituzione totem


Il 14 dicembre 2008 Giordano Bruno Guerri ha pubblicato nel suo blog un articolo con lo stesso titolo che leggete qui sopra. Avrei voluto riportarlo qui ma, non sapendo se la legge sul copyright me lo consente, mi limito a pubblicare il mio commento e quello di un altro lettore. Potete trovare l'articolo di Guerri a questo indirizzo:   http://www.giordanobrunoguerri.it/gbgblog/default.htm


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1.    Romano Badiali ha commentato:

Senza entrare nel merito delle modifiche proposte in questi giorni, come dice Giordano, il principio che la Costituzione non si tocca mi sembra talmente bislacco che mi meraviglio perfino che se ne debba discutere. Il fatto è che ci si appella alla sacralità della Costituzione solo quando fa comodo cioè in modo strumentale.

I pacifisti sbandierano l’art. 11 - ”L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” - ma ignorano o fanno finta di ignorare che nella Costituzione ci sono altri 6 articoli che invece stabiliscono le regole da rispettare e le procedure da seguire proprio in caso di guerra (vedi articoli I-27, I-60, I-78, II-87, IV-103, IV-112). L’art. I-27 è stato modificato nel 2007, ma questo non cambia la sostanza del discorso.

I sindacati difendono a spada tratta la Costituzione, ma si guardano bene dal reclamare l’attuazione dell’articolo III-40 che recita: “Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. A Roma dicono: “E te credo!”. Se infatti ci fossero delle leggi da rispettare, loro non avrebbero mano libera, per esempio, nel porre VETI quando si dibattono questioni che riguardano la collettività. Questa prerogativa infatti dovrebbe essere di pertinenza soltanto dei partiti.

L’articolo III-46 recita: “….. la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla GESTIONE delle AZIENDE”. Vi risulta che la Marcegaglia e i suoi predecessori si siano scalmanati per ottenere l’attuazione di questo articolo?

Secondo me, poi, anche tra i principi contenuti nella prima parte della Costituzione ce n’è almeno uno che grida vendetta ad ogni elementare buon senso, precisamente l’art. 4 che recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il DIRITTO al lavoro”.

Il lavoro non è un DIRITTO che si può reclamare a prescindere dai comportamenti che si mettono in atto! Il lavoro è una possibilità, un FRUTTO che si rende disponibile soltanto se prima sono state rispettate le condizioni che ne permettono la comparsa e la crescita. Non si tratta di una sterile questione terminologica, ma della radice dalla quale è nata una diffusa mentalità che ha DERESPONSABILIZZATO i lavoratori e li ha spinti ad avanzare pretese qualche volta assurde come tenere in vita per anni aziende irrimediabilmente fallite. Oppure pretendere aumenti di salario anche quando le imprese non hanno utili da spartire. Li capisco, siccome il lavoro viene presentato come un DIRITTO, loro “giustamente” lo pretendono e sono indotti ad accampare pretese irragionevoli. Anche a questo proposito vi racconto un altro dei miei ricordi personali. Qualche tempo fa parlavo con un operaio che scioperava per avere un aumento di salario. Quando gli ho chiesto se la ditta in cui lavorava aveva utili da spartire, mi ha risposto così, con i lineamenti contratti dall’ira: “A me non frega un ca…. se lui (il datore di lavoro)  ha o non ha gli utili, io VOGLIO l’aumento!”. Il segretario della CGIL, Luciano Lama, a suo tempo riconobbe la balordaggine della cosiddetta teoria del "SALARIO inteso come VARIABILE INDIPENDENTE", ma quel virus non è sparito, circola ancora nel corpo della società e ha la sua origine proprio in quell'articolo della Costituzione proclamata sacra e immodificabile. Se dipendesse da me, quindi, modificherei anche l’art. 4. Ma immagino già il putiferio che si scatenerebbe nel caravanserraglio!

Tornando per un momento all’argomento del nostro precedente “thread”, ecco un altro bell’esempio di evidente discrimine tra le categorie “destra” e “sinistra”. Ce li vedete Pancho Pardi, Flores d’Arcais & C farsi propugnatori di una campagna di stampa per modificare l’art. 4? Mi sbellico dalle risate solo a immaginarlo.


15 Dicembre 2008
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Liutprando ha commentato:

Mi trovo sostanzialmente d’accordo con Badiali. Personalmente trovo la nostra Costituzione una gran porcheria ed in particolar modo nella prima parte dove ci sono gli articoli più reazionari e socialisti e che ne fa una delle più brutte Costituzioni al mondo. È per questo che gli italiani si stanno disaffezionando alla Nazione a vantaggio della UE.

In Italia tutto è statico a causa di quel testo e sarà necessaria la bancarotta dello Stato per poter uscire dal più grande inganno che ha dato continuità alle cose peggiori del fascismo per il solo fatto che si potevano interpretare come socialcomuniste. Tra i padri fondatori della Nazione vi erano criminali della peggior specie.


15 Dicembre 2008

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Nathan Never ha commentato:

Bancarotta? Speriamo di no! Comunque quanto scrive GBG dovrebbe essere abbastanza ovvio, anche se alcune ipocrisie della prima parte della Costituzione andrebbero riviste. Il problema è che abbiamo a che fare con una sinistra che vive ancora di ideologia e non vede l’ora che qualcuno proponga qualche modifica ai primi articoli per ricompattarsi e portare in piazza qualche milione di persone.

Però a maggioranza si va poco lontano e quindi stavolta, contrariamente al solito, mi schiero con i pessimisti.

15 Dicembre 2008

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dedalus ha commentato:

Generalizzare però è sempre riduttivo, la guerra in sè è un gran crimine e la costituzione nasce dopo un periodo che definire difficile è un eufemismo

15 Dicembre 2008

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vanni ha commentato:

Le prime righe di Badiali hanno già detto tutto: “bislacco”. Una penosa perdita di tempo parlare della liceità o meno del cambiamento (non ci sono tra l’altro proprio procedure previste per cambiare? Dunque!). Entriamo piuttosto nel merito e vediamo; non so con quali prospettive, considerando che la guerra civile prosegue, con altri mezzi.

17 Dicembre 2008

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