Giuseppe Bottai, di Gianfranco Franchi
Il 22 settembre 2009 sul blog di Giordano Bruno Guerri è comparso un articolo con lo
stesso titolo. Avrei voluto riportarlo qui ma, non sapendo se la legge sul copyright me lo
consente, mi limito a riportare soltanto il mio commento. Potete trovare l'articolo a
questo indirizzo:
http://www.giordanobrunoguerri.it/gbgblog/default.htm
Vorrei aggiungere qualche riflessione a quelle presentate da Gianfranco Franchi su
Lankelot a proposito del libro di GBG Giuseppe Bottai. Un fascista critico.
Se il fascismo che sognava Bottai era così diverso da quello reale che aveva davanti agli occhi tutti i giorni, perché aspettò fino al 1943 per arruolarsi nella Legione Straniera? Sotto questo aspetto, nel campo avverso fu molto più coerente Majakovskij che si tolse la vita quando fu costretto dallevidenza dei fatti a prendere atto che il comunismo che sognava lui era smentito da quello reale.
I pregi che Bottai possedeva si riverberano positivamente sul fascismo? Oppure è vero il contrario cioè che i difetti del fascismo si riverberano negativamente su Bottai? Sono queste le solite domande che si impongono ogniqualvolta si decide di prendere in considerazione la vita di quei fascisti che non si limitarono ad essere violenti squadristi manganellatori.
Ai fini della valutazione di un politico, specialmente se di primo piano come un ministro, mi sembra che la scelta del partito al quale decide di appartenere sia più importante delle doti personali eventualmente possedute. Se una ipotetica persona onesta si iscrive ad un partito di tangentari e ne diventa anche uno dei massimi dirigenti, la sua onestà personale fa passare in secondo piano la corruzione del partito a cui ha scelto di iscriversi? A mio avviso no, anzi - a parte la sua sprovvedutezza - la sua responsabilità è ancora maggiore in quanto con la sua immacolata onestà contribuisce a far apparire credibile e affidabile un partito di tangentari. Io non ho mai creduto allindipendenza della politica dalletica, senza per questo essere un bacchettone.
In ogni modo, mi propongo di rileggere il libro di GBG nelledizione del 1976 che possiedo. Sono passati molti anni dalla prima lettura che ne feci perciò posso sbagliare, ma mi aspetto di ritrovare una presentazione del personaggio Bottai che induce il lettore a concludere: Ma allora questo fascismo così tanto vituperato non era poi così male!.
Nei suoi libri che parlano del fascismo e dei fascisti, GBG si premura di inserire doverosamente la condanna del fascismo, ma non si capisce bene se sia un tributo che paga con convinzione o non piuttosto un sistema per parlarne bene senza pagare dazio. Probabilmente sono troppo malizioso :-)
24 Settembre 2009